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martedì 17 marzo 2015

Un articolo di Enzo Barnabà sul partigiano Ciro a settant'anni dalla sua morte

Il 17 marzo 1945 – settant’anni fa – ai lampioni del Campedèl, la piazza principale di Belluno venivano impiccati quattro partigiani. Il loro capo era il siciliano ventiquattrenne Salvatore Cacciatore, nome di battaglia “Ciro”, che affrontò la morte con una dignità e un coraggio fuori del comune. I nazisti avevano consegnato al più giovane dei quattro una corda alla quale egli avrebbe dovuto fare un nodo scorsoio che avrebbe poi infilato al collo del suo capo. I due furono fatti salire su due scale che erano state appoggiate a un lampione e il ragazzo si mise all’opera. Fece vari infruttuosi tentativi: era terrorizzato e le mani gli tremavano in continuazione. Guardò il capo come per chiedere aiuto. “Ciro” gli disse qualcosa e lo incoraggiò con lo sguardo mentre egli faceva l’ennesimo tentativo. Quando finalmente il cappio fu pronto, fu lo stesso condannato a porgere la testa. 
Dopo la Liberazione, il luogo cambierà nome e si chiamerà Piazza dei Martiri. Il giorno del settantesimo anniversario dell’evento, un corteo, guidato dal sindaco di Belluno, partirà alle ore 10 dalla caserma Jacopo Tasso, dove la Gestapo aveva torturato invano “Ciro” per un intero mese, e raggiungerà il bel monumento alla Resistenza, scolpito da Murer, posto ai piedi dei quattro lampioni.
Va ricordata una grave responsabilità dello Stato italiano. La notizia della morte di “Ciro” non fu mai comunicata ai familiari. Il figlio, i genitori, la ragazza che aveva lasciato incinta in Sicilia e che avrebbe dovuto sposare per procura, i fratelli, ecc. hanno sempre pensato che Salvatore fosse morto in Russia. La verità è venuta fuori più di sessant’anni dopo, grazie alle pagine dedicate a “Ciro” da Matteo Collura nel libro “L’Isola senza Ponte” (Longanesi, 2007) e al romanzo storico che la vicenda ha ispirato ad Enzo Barnabà (lo scrittore che già negli anni 1970 aveva pubblicato alcuni articoli sull’argomento): “Il Partigiano di Piazza dei Martiri. Storia del siciliano che combattè i nazisti e finì appeso a un lampione”, (Infinito edizioni, 2013). La letteratura ha colmato il vuoto lasciato dalla burocrazia. La Sicilia ha ritrovato uno dei suoi tanti figli che hanno contribuito alla Resistenza contro il nazifascismo. Aragona, in provincia di Agrigento, il paese in cui è nato Cacciatore, ha potuto dedicargli il centro culturale ricavato da una magnifica chiesa barocca abbandonata. “Il Partigiano di Piazza dei Martiri” è stato prescelto quale testo di riferimento, in questo anno scolastico, nel Progetto Lettura Pensata della provincia di Belluno, cosa che sta permettendo a tanti studenti di conoscere la figura di “Ciro” e, nello stesso tempo, alcune delle pagine più significative dell’epopea resistenziale nella loro zona.