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lunedì 2 marzo 2015

Plama Lavecchia e #8marzoxché


Continua la nostra riflessione su #8marzoxché. Per chi se le fosse perse nel weekend, ecco le risposte di Palma Lavecchia, autrice di uno splendido romanzo contro la violenza sulle donne, Mi chiamo Beba.

L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

“Personalmente, non l’ho mai festeggiata. Non perché non creda che sia importante perseguire una parità di opportunità tra i sessi, ma perché dubito che gli obiettivi più concreti possano passare attraverso una celebrazione. Occorre un cambiamento culturale, che forse dovrebbe partire proprio dalle donne e da come loro stesse si vedono, dall’idea che hanno di sé. Se un giorno avremo raggiunto questo obiettivo, e lo avremo raggiunto in ogni angolo del Pianeta, allora sì che avrà senso una festa e sarà bello festeggiare”.

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

“Non so se mi preoccupa più che le ragazze giovani identifichino la festa della donna nella mimosa, o che identifichino come un successo la possibilità di occupare un posto da ‘quota rosa’. Ecco, questa, a mio modesto parere, è una delle più grandi aberrazioni del perseguimento della parità di opportunità perché sono la più bieca conferma dell’esistenza di un maschilismo ancora troppo imperante. Le donne vere, quelle di cui contava la testa e il carisma, non hanno avuto necessità di una poltrona garantita, perché hanno saputo come farsi valere e lasciare traccia nei libri di storia. È in questa consapevolezza che auspico un cambiamento culturale profondo” (Palma Lavecchia, Capitano dei Carabinieri, autrice di Mi chiamo Beba).