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lunedì 9 marzo 2015

Alberto Bertoli, un cantautore rock per #8marzoxché

Abbiamo chiesto ai nostri autori e a voci importanti del giornalismo e dell’attivismo sociale cosa ne pensano della Festa della Donna ponendo loro due domande. Ogni giorno pubblichiamo le loro risposte, in modo da arrivare all’8 marzo più consapevoli. L’hashtag di riferimento per questa iniziativa sarà #8marzoxché.

Oggi abbiamo l'onore di leggere le risposte di Alberto Bertoli, noto cantautore emiliano, a breve in libreria con un super libro sulle emozioni, il talento, e la sua musica vera e densa di impegno sociale, degna della grande "bottega Bertoli".
Buona lettura. Non fermiamoci a una giornata. #8marzosempre.

L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

Ha sicuramente molto senso in una società ipocrita che decreta uguali diritti per diversi generi e diverse appartenenze di tipo e poi risolve in squallidi politici che infangano le persone diverse etichettandole come feccia della società. Ha senso in una società dove ogni anno vengono uccise più di 180 donne che rappresentano il 70% degli omicidi. Ha senso in una società dove le donne hanno di fatto diritto di voto dal 1946, ma dove i posti di potere importanti sono tutti occupati da uomini. Ha senso in una società dove le donne non hanno lo stesso stipendio degli uomini a pari incarico. Ha senso in una società che si decreta libera e invece è schiava ancora di retaggi culturali dell’inizio del 900. L’emancipazione delle donne è una cosa legalmente effettiva ma praticamente ancora molto lontana.

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

Dobbiamo sempre fare i conti con una società che progredisce e va avanti e i modelli cambiano. Forse quello che intendevi è come si possa evitare che Festa della donna sia solamente partecipare a party assurdi dove sia gli uomini che le donne dimenticano la loro dignità e si ubriachino di un mondo alterato poco aderente alla realtà. Quello che so di certo è che per rendere consapevole una minoranza (in questo caso si parla di minoranza di potere non di numero), bisogna prima istruirla cioè nutrirla di contenuti, saranno poi loro a decidere cosa è meglio ma in maniera consapevole. Chiariamoci non sono contrario alle feste da fuori di testa. Credo che ci vogliano anche quelle, ma sono solo triste nel pensare che in questi casi rimangano legate a un tema importante come i diritti civili e sociali della Donna a cui però non si presta attenzione. Questa cosa è anche colpa nostra e di chi ci ha preceduto che ha solo speculato su questo giorno dimenticandosi del resto. Dovremmo insegnare nelle scuole il significato del giorno e festeggiare come uno meglio crede in altre sedi. Se le persone non sanno perché si festeggia la colpa non è solo loro, così come se le persone non vanno più a votare. Il problema non è politico ma è Sociale e civico. (Alberto Bertoli, autore con Gabriele Maestri di Come un uomo, in uscita a maggio 2015)