Abbiamo chiesto ai nostri autori e a voci importanti del giornalismo e dell’attivismo sociale cosa ne pensano della Festa della Donna ponendo loro due domande. Ogni giorno pubblichiamo le loro risposte, in modo da arrivare all’8 marzo più consapevoli. L’hashtag di riferimento per questa iniziativa sarà #8marzoxché.
L’8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?
“Ho sempre ritenuto corretto pensare che l’8 marzo fosse la ‘Giornata Internazionale della Donna’ e non la ‘festa della donna’, poiché non c’è nulla da festeggiare… anzi, c’è ancora tanto da conquistare… soprattutto per avere le stesse opportunità degli uomini, senza rinunciare o insabbiare per questo, le nostre peculiarità femminili. Quello che le nostre madri e le nostre nonne hanno ottenuto in passato in merito alle conquiste dei diritti è abbastanza, ma non è tutto. Inoltre è triste rilevare come la nostra generazione stia di fatto perdendo terreno sul tema dei diritti, sempre più sbiadito appare il primo articolo della Costituzione: ‘L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro’. Lo si nota quando in un colloquio di lavoro, la prima domanda che ci viene rivolta è: ‘Ha dei figli, intende averne a breve?’ Personalmente ritengo il metodo delle quote rosa (che ‘impone dall’alto’ la partecipazione delle donne) una realtà positiva se considerata in fase transitoria, auspicando per il futuro una società sempre meno miope e patriarcale e che la preparazione femminile possa trovare luoghi e spazi per esprimersi senza ‘vie preferenziali’ imposte. È ovvio che per ottenere una reale parità fra i sessi debba avvenire una trasformazione culturale profonda. È allarmante constatare che il 70% dei femminicidi e violenze di genere avvenga per opera di mariti, padri, ex fidanzati, compagni… persone che dovrebbero tutelare, amare, rispettare, e che invece con ferocia tolgono di mezzo chi, ai loro occhi, è diventato solo un ostacolo. Abbiamo bisogno di rinnovare i linguaggi, affettivi e viscerali. Il rispetto della vita umana deve essere rimarcato a gran voce e in modo sempre più esplicito, da chi ci governa e dalla società civile. Mi auguro che le istituzioni possano tutelarci e appoggiarci nel percorso di conquista dei diritti, contrastando e rinnegando con fermezza le discriminazioni di genere di cui tutte noi siamo ancora testimoni, e con cui dobbiamo fare i conti…anche nel 2015”.
Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?
