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lunedì 28 novembre 2011

Crash! Bang! Gulp! Oggi parliamo di cartoni animati con uno scrittore grande che si ostina a non voler diventare adulto

Inutile fare tanto i seri. Come poter dimenticare le migliaia di ore della nostra vita passate – sia da bambini che da adulti – a guardare cartoni animati? E come dimenticare l’espressione di meraviglia dei nostri figli o nipoti per la prima volta alle prese con un personaggio dei cartoon trasmesso in tv?

Ecco, Il cinema di cartone (animato), splendida prova saggistica di Roberto Ormanni – un uomo di un metro e novanta, con formazione giuridica e diverse direzioni di giornali all’attivo, che non ha mai smesso di guardare (e di ammettere di farlo) i cartoni animati – è uno splendido lavoro capace non  solo di far ricordare a ciascuno di noi le passioni e i sentimenti di quando eravamo bambini ma anche – con tono soffice e rara competenza nel settore – di spiegare quali logiche, quali scelte, quali investimenti, quali errori vi siano stati e vi siano nei più noti cartoni animati della storia del cinema e della tv.Il primo cartone animato, del 1906, porta la firma del fumettista Winsor McCay, che realizzò i quattro minuti della dinosaura Gertie. All'origine del cartoon però c'è un brevetto, registrato a Parigi: il Praxinoscope. L'inventore era Charles Émile Reynaud, l'anno il 1877. Ma 14.000 anni prima, nelle grotte di Altamira, in Spagna, un nostro antenato aveva disegnato sulla roccia 25 scene in successione per ricostruire il movimento di una mandria di bisonti!

Steamboat Willie, in italiano Willie del vapore (novembre 1928), è il primo cartoon famoso (e sonoro) della storia e segna il debutto di Topolino. Da allora i cartoon hanno fatto progressi da gigante.
Da Topolino e Paperino a Braccobaldo, Biancaneve, Betty Boop, Braccio di Ferro, passando per Wile Coyote e Beep-beep, Tom e Jerry, Mazinga, Goldrake, Candy Candy, i Flintstones, i Simpson, fino ai Puffi, l’Era Glaciale, Shrek, Cattivissimo me, Toy Story e ai webtoon, quello di cui parliamo qui con Ormanni è il libro più completo della storia sulla Storia, i personaggi, i retroscena, i miti e le fortune dell’universo magico dei cartoni animati.

giovedì 24 novembre 2011

La “sgrammatica” del teatro di Emma Dante: intervista a Giuseppe Distefano


Oltre a lunghe ed estenuanti prove, dietro ogni spettacolo teatrale c’è – talvolta dimenticato – il talento e la sensibilità di un fotografo, chiamato a immortalare e rendere talvolta eterni istanti comunque irripetibili. Giuseppe Distefano è tra questi grandi protagonisti della macchina fotografa ed è la persona che, negli ultimi anni, ha immortalato in scatti superbi i principali momenti di vita e d’espressione di tutti gli spettacoli della grande regista e autrice palermitana. Il vastissimo repertorio di immagini fotografiche degli spettacoli della Dante MPalermu, Carnezzeria, La Scimia, Vita mia, Michelle di Sant’Oliva, Cani di bancata, Il festino, Le pulle, Acquasanta – è al centro di un prestigioso e raffinatissimo lavoro dedicato all'opera della regista – una delle rivelazioni più importanti del panorama del teatro contemporaneo, vincitrice per la regia e la drammaturgia di importanti premi – e pubblicato da Infinito edizioni (Giuseppe Distefano, Il teatro di Emma Dante, 2010).
Delle immagini del fotografo siciliano la Dante ha scritto nella prefazione firmata nel libro: “La luce delle foto di Distefano è una luce che svela insopportabili dettagli, nascoste verità che dalla sala non possono vedersi. C’è sempre nei miei spettacoli qualcosa di segreto, qualcosa che non arriva al pubblico e che serve agli attori per mantenere il mistero che nutre parole e gesti. Il mio teatro è, soprattutto, un accadimento; per questo è importante trovare uno sguardo capace di cogliere il lato nascosto delle cose”. A Distefano abbiamo chiesto di rivelare a parole, in questa breve intervista, alcuni di questi dettagli.
continua...

venerdì 18 novembre 2011

L’Asia di un grande viaggiatore nelle pagine di “Papà Mekong”: intervista a Corrado Ruggeri

Papà Mekong” (infinito edizioni, 2011), l’ottimo libro di Corrado Ruggeri – capo della cronaca romana del Corriere della Sera e autore di libri di viaggio per i tipi di Feltrinelli, Mondatori e Sitcom, oltre che volto televisivo di Marcopolo – è molte cose: il primo romanzo di un uomo, viaggiatore e giornalista, di immensa umanità; una full immersion in un’Asia sconosciuta ai più; una ricerca di genere nei delicati rapporti tra donna e uomo; una sfida in punta di penna per raccontare, con la delicatezza di una piuma e l’incisività di un pugnale arroventato, un mondo difficile, duro, fatto di sfruttamento e povertà, di sciacalli e vittime, di bambini rinchiusi in poveri orfanotrofi e gente che con immensa difficoltà a fine giornata riesce a mettere insieme un pugno di riso. Un mondo di frustrazione e di rancore che però ha dentro di sé quegli strumenti di catarsi e di rinascita che a noi occidentali sono probabilmente sconosciuti.
Scrive il giornalista Aldo Cazzullo nella sua prefazione al libro, che Papà Mekong ha il merito non solo di raccontare terre e personaggi lontani, ma anche di aprire la nostra mente e il nostro cuore a popoli che crediamo estranei, a uomini e donne che non abbiamo incontrato e non incontreremo. Corrado Ruggeri ci parla  di villaggi e orfanotrofi; ci ricorda che i poveri della terra esistono, e non sono soltanto le migliaia di Lampedusa, ma i miliardi che restano a casa, o cercano di costruirsela sulla propria terra. E ci spiega che loro certo hanno bisogno di noi; ma anche noi abbiamo molto bisogno di loro”.
Abbiamo approfondito questi spunti con Corrado Ruggeri e ne è scaturita l’intervista che riportiamo di seguito.

martedì 15 novembre 2011

"Lettere Animate" intervista Infinito edizioni

Qual'è la vostra linea editoriale ?
Pubblichiamo principalmente saggistica orientata verso i diritti umani e civili, la politica internazionale, le crisi internazionali, la memoria. Abbiamo, tra gli altri, come fiori all’occhiello i nostri libri sui Balcani e sui migranti, oltre a titoli firmati da Andrea Camilleri, Erri De Luca, Franco Battiato, Marco Scarpati, Andrea Satta, Daniele Scaglione, Francesco De Filippo, Corrado Ruggeri, padre Giulio Albanese, Jovan Divjak, Gabriele Del Grande (che abbiamo scoperto e lanciato noi) e altri ancora. In generale, cerchiamo di fare editoria di qualità, questo è il nostro imperativo.

Cosa deve avere un libro per colpirvi ?
Deve affrontare tematiche a noi care – principalmente quelle sopra esposte – essere scritto con un taglio nuovo e accattivante, non accademico, essere rigoroso dal punto di vista delle fonti e porre l’accento sulle conseguenze umane e ambientali di ogni gesto che, nel macro come nel micro, viene compiuto da ciascuno di noi. Partiamo dal presupposto che nessun gesto è privo di conseguenze e cerchiamo di spiegare coi nostri libri i rapporti causa-effetto delle tematiche a noi care.
continua...