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domenica 31 dicembre 2017

Buon Anno!

La celebrazione del Capodanno è la più antica festa di cui vi sia traccia. Le prime testimonianze risalgono ai Babilonesi circa 4000 anni fa. In Europa, i Celti celebravano il Capodanno tra il 31 ottobre e il 1 novembre, l’odierna Halloween, seguendo un calendario agricolo e pastorale legato al ciclo delle stagioni. I Romani cominciarono a festeggiare il primo giorno dell’anno in marzo, dunque in corrispondenza dell’arrivo della primavera. Nel 46 a.C. Giulio Cesare decise di adottare quello che ancora oggi conosciamo come calendario Giuliano, fissando il Capodanno in sincronia con il sole.

E ora aspettiamo il fatidico conto alla rovescia per festeggiare l’arrivo del nuovo anno nel migliore dei modi. 

martedì 26 dicembre 2017

13 anni dopo lo tsunami

Le feste di Natale del 2004 furono devastate da un disastroso tsunami che colpì una zona amplissima dell’Oceano Indiano. L’isola di Sumatra, la più vicina all’epicentro del maremoto, subì i danni peggiori.

Ecco un breve estratto del nostro SISA TSUNAMI
 di Sergio Cecchini, una testimonianza in presa diretta dei fatti di allora.
“Sisa tsunami” è la scritta, fatta con uno spray argentato, che decorava la fiancata sinistra di una vecchia Honda rosso bordeaux. La macchina era seriamente ammaccata: mancavano i due specchietti laterali e un tergicristallo, un fanale era rotto. Quando si è accostata al centro per la prevenzione del tetano di Medici senza Frontiere (Msf) in uno dei quartieri di Banda Aceh più devastati dallo tsunami, ho domandato al conducente che cosa volesse dire quella scritta. ‘Sisa’ in indonesiano significa Superstite, Sopravvissuto, Rottame. Anche lei, questa quattro porte sgangherata, era scampata alla catastrofe, portandone ben evidenti i segni. Hamid, il conducente della Honda, ha voluto “ritoccare” in questo modo la fiancata del suo rottame ambulante per ricordarsi, in ogni momento, che lui è un sopravvissuto, un miracolato: “Sisa” anche lui come la sua carretta. È arrivato alla tenda allestita da Msf perché aveva sentito dire in giro che lì venivano vaccinate le persone contro il tetano e si distribuivano guanti e stivali per chi si era ferito. A più di due settimane dal 26 dicembre, Hamid ancora scavava lì dove una volta sorgeva la sua casa.
Non lontano dalla Honda, dà triste spettacolo di sé un’altra automobile, meno fortunata di quella guidata da Hamid. Giace capovolta e accartocciata in una pozza d’acqua torbida e fetida, poco distante da un militare indonesiano impegnato a inviare un sms e da un gruppo di cadaveri avvolti in sacchi di plastica gialla. Proprio in quel momento due persone si stanno dando da fare per smontare il semiasse e quelle poche cose rimaste utilizzabili.

domenica 24 dicembre 2017

Buon Natale!

Il Natale è una festa amata da grandi e piccini, vediamo la sua storia e le tradizioni che la accompagnano. Nella tradizione popolare il Natale era legato alla chiusura di un ciclo stagionale e all’apertura di uno nuovo.
Il Natale è proprio del cristianesimo ed è il giorno in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio. Va detto però che il Natale non venne introdotto subito come festa cristiana, ma si dovette aspettare l'arrivo del IV d.c. secolo nell'Impero Romano d’Occidente e i secoli successivi in quello d’Oriente.
La festa cristiana si intreccia con la tradizione popolare. Prima del Natale c'era la festa del Fuoco e del Sole, perché in questo periodo dell’anno cade il solstizio d'inverno, il giorno più corto dell'anno. Nell'antica Roma si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell'agricoltura ed era un periodo di pace, si scambiavano i doni, e si facevano sontuosi banchetti. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si dovesse festeggiare il Sole. È da qui che risale la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per 12 giorni consecutivi e doveva essere preferibilmente di quercia, un legno propiziatorio. Il ceppo natalizio nei nostri giorni si è trasformato nelle luci e nelle candele che addobbano case, alberi, e strade. Il Natale come lo conosciamo ora deriva da tradizioni borghesi del secolo scorso, con simboli e usanze sia di origine pagana che cristiana. Il Natale è anticipato dalla vigilia, che dovrebbe essere una giornata di digiuno e di veglia in cui ci si prepara alle ricche giornate festive. La vigilia di Natale è un giorno molto atteso dai più piccoli, perché rappresenta l’arrivo di Babbo Natale a bordo della sua slitta trainata dalle magiche renne, carica di regali.

E allora
Jingle bells, jingle bells,
Jingle all the way!
O what fun it is to ride
In a one-horse open sleigh….. 

venerdì 22 dicembre 2017

A fine anno la chiusura del Tpi

Dopo 24 anni di lavori il prossimo 31 dicembre chiuderà il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, istituito dalle Nazioni Unite, nel pieno del conflitto balcanico, per processare quanti si sono macchiati di incredibili crimini. In questi anni dopo aver ascoltato più di 5.000 testimoni il Tribunale ha emesso 103 condanne, di cui 78 a pene gravi, cinque ergastoli e 19 assoluzioni. Lungaggini burocratiche, scarsa collaborazione con alcuni Stati, il nostro scrittore Luca Leone è stato intervistato da Enrico Bianda per la Rete Due della RSI per un bilancio di questi anni. Per ascoltare l'intervista andate a questo link.

giovedì 14 dicembre 2017

14 dicembre 1995, firmati a Parigi gli Accordi di Dayton

Il 14 dicembre 1995, a Parigi, venivano firmati gli Accordi di Dayton, formalizzati nell’Ohio (Usa) neanche un mese prima.
Gli Accordi mettevano fine formalmente (nella realtà, ad esempio, l’assedio di Sarajevo sarebbe durato fino al febbraio dell’anno dopo, giungendo al record assoluto di 1.445 giorni) al conflitto bosniaco-erzegovese del 1992-1995, lasciando un Paese devastato e rimandato strutturalmente indietro nel tempo di mezzo secolo, oltre a circa 104.000 morti sul terreno.
I numeri di quella guerra fanno paura e sarà bene ricordarne qualcuno, anche a beneficio dei tanti negazionisti e dei troppi nazionalisti ancora oggi intenti a disseminare odio e a girare il coltello nella piaga di un dopoguerra particolarmente doloroso e instabile. Oltre alle vittime, di cui sopra (il 68% circa delle quali appartenenti al gruppo musulmano-bosniaco, il 26% circa a quello serbo-bosniaco, poco più del 5% a quello croato-bosniaco, più un migliaio di “altri” a chiudere le statistiche dell’orrore), relativo alle vittime accertate di quella guerra, vanno senz’altro ricordati i 2,2 milioni circa di sfollati, gli 1,5 milioni di profughi che ancora oggi costituiscono in gran parte la diaspora bosniaca all’estero, i circa 16.000 desaparecidos e alcuni degli episodi più spaventosi, come i 10.701 morti del genocidio di Srebrenica, il ritorno dei campi di sterminio in Europa (ad esempio Omarska nei pressi di Prijedor), la pulizia etnica integrale di Višegrad e molti altri ancora.

Oggi, ventidue anni dopo, ancora molti idioti continuano a soffiare sulle braci ancora calde per far piombare di nuovo la Bosnia Erzegovina nell’incubo. Alle persone di buona volontà il compito di raccogliere e tramandare memoria per fare sì che non si ripeta di nuovo.

mercoledì 13 dicembre 2017

Christiana Ruggeri Miglior Scrittrice del 2017 per #PuntoLettura

La seconda edizione del Premio Letterario promosso dalla seguitissima pagina Twitter #PuntoLettura ha proclamato la nostra Christiana Ruggeri “Miglior Scrittrice del 2017” grazie al libro I dannati. Reportage dal carcere venezuelano più pericoloso del mondo.

I dannati è un coraggioso reportage sul Venezuela, Paese ormai completamente allo sbando, con centinaia di migliaia di bambini che soffrono la fame e in cui chi si trova in carcere, diventa invisibile. Ma è proprio dal carcere di San Juan de Los Morros, una struttura gestita dai narcotrafficanti, dove le guardie bolivariane non entrano, che si leva il grido disperato di Rico, un piccolo spacciatore, che raccoglie di nascosto le storie dei suoi compagni di vita, per dare un senso ai suoi giorni. Malato e stanco, prima di morire affida il suo reportage dalla fine del mondo, alla goccia bianca, la suora-maestra del PGV (Penitenciaría General de Venezuela).
“La situazione all’interno degli istituti di pena (e anche nei centri di detenzione pre-processuale) in Venezuela è tragica. Il racconto di Riccardo, riportato in questo libro, lascia senza fiato. E Christiana Ruggeri è straordinariamente brava nel renderlo testimonianza drammatica, incalzante, nello scriverne come se avesse visto coi suoi occhi”. (Riccardo Noury)

“La Penitenciaría non è uno strumento di contrasto alla criminalità, ne è semmai la roccaforte. L’inferno di violenza e di ferocia che il libro descrive non è costruito per ridurre il crimine o i reati, ma per comprimerli in uno spazio circoscritto in cui gestirli, monitorarli e, quando è possibile, valorizzarli, ovvero estrarne valore economico attraverso una gestione corrotta del carcere. In questo modo non si contrasta né si riduce la criminalità, ma si prova a relegarla in uno spazio, materiale e simbolico, diverso dal nostro. E questo, che piaccia o meno, accade in ogni Paese al mondo”. (Alessio Scandurra)

lunedì 11 dicembre 2017

11 dicembre, Giornata internazionale della Montagna

Oggi le Nazioni Unite focalizzano l’attenzione del mondo sulla montagna, dedicandole una Giornata internazionale. L’occasione è utile per ricordare che molte delle nostre risorse derivano dalla montagna: acqua fresca e potabile - precisamente il 60% delle acque dolci mondiali pur ricoprendo solo il 12% della superficie terrestre - grande quantità di piante e animali. Inoltre una persona su dieci abita in zone di montagna.
Tutte queste risorse vengono ogni anno danneggiate a causa di inquinamento, disboscamento, cambiamenti climatici, incendi, incremento demografico e sfruttamento smodato di materie prime. Anche i conflitti armati giocano un ruolo importante del danneggiare e distruggere i boschi.

Negli ultimi anni la consapevolezza globale dell’importanza della montagna ha avuto i suoi frutti: in più di 78 Paesi sono stati fondati comitati per promuovere lo sviluppo sostenibile nelle regioni montane e sono stati promossi molti progetti per la preservazione delle risorse e degli habitat delle montagne. Grazie alla Fao, che lancia allarmi sulla situazione generale delle zone montane, si spera in una maggiore sensibilizzazione politica sull’argomento.

Il 26 giugno del 2009, le Dolomiti sono state proclamate dall’Unesco patrimonio nazionale dell’Umanità: sono al secondo posto in Italia, dopo le isole Eolie, e rientrano tra i 175 capolavori naturali riconosciuti al mondo.

Festeggiamo questa data segnalando

domenica 10 dicembre 2017

10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti Umani

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”, queste sono le prime righe della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, approvata il 10 dicembre 1948. Proprio partendo da questa data l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite festeggia il 10 dicembre la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
Dal 1950 tutti gli Stati membri sono invitati alla celebrazione di questa giornata nei modi a loro più consoni. L’esempio più importante è quello della città di Oslo, che consegna in questa occasione il Premio Nobel per la Pace. Quest’anno il Premio è stato assegnato a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia, per l’impegno profuso nella pacificazione del Paese, sconvolto da oltre cinquanta anni di guerre interne.

“Nel 2016 – dichiara Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International nel Rapporto 2016-2017. La situazione dei Diritti Umani nel mondo – il concetto di dignità umana e uguaglianza, che contraddistingue la famiglia umana, è stato attaccato con forza e senza sosta da una potente narrazione dei fatti intrisa di colpa, paura e ricerca di capri espiatori, diffusa da coloro che cercano di arrivare o di restare ancorati al potere, quasi ad ogni costo”.
Vogliamo rendere manifesto il nostro impegno a favore dei diritti umani consigliando la lettura del prezioso volume di Amnesty International, che proponiamo per oggi a € 9,90 anziché € 19,90, perché la conoscenza è la migliore arma contro i pregiudizi.

sabato 9 dicembre 2017

9 dicembre, Giornata Internazionale per la Commemorazione e la Dignità delle vittime di Genocidio e della prevenzione di questo crimine

“Il Genocidio rappresenta la cosa peggiore dell’umanità. Ricordare gli eventi del passato e rendere omaggio a coloro che sono morti dovrebbe rafforzare la nostra determinazione a impedire che tali eventi si ripetano” queste sono le parole di Adama Dieng Consigliere speciale delle Nazioni Unite sulla prevenzione del genocidio.
Nel 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 9 dicembre come Giornata Internazionale per la Commemorazione e la dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine, facendo cadere la ricorrenza nell’anniversario dell’adozione della Convenzione sulla Prevenzione e Condanna del Crimine di Genocidio in vigore dal 1948.
Lo scopo della giornata è quello di aumentare la consapevolezza sulla Convenzione sul genocidio e sul suo compito di combattere e prevenire il crimine di genocidio, come definito nella Convenzione, e di commemorare e onorare le sue vittime. Con l’adozione della risoluzione, senza votazione, l’Assemblea dei 193 membri, ha ribadito la responsabilità di ogni singolo Stato di proteggere la sua popolazione dal genocidio che implica la prevenzione del reato e l’istigazione ad esso. 

Tra i tanti genocidi che si sono compiuti solo nel Novecento ricordiamo quello più veloce della storia, avvenuto in Rwanda nell’aprile del 1994, raccontato con intensità e passione da Françoise Kankindi e Daniele Scaglione in RWANDA. LA CATTIVA MEMORIA e il genocidio di Srebrenica, a due passi da casa nostra, testimoniato magistralmente da Luca Leone in SREBRENICA. I GIORNI DELLA VERGOGNA da cui abbiamo ripreso un piccolo estratto.


“Nelle 30 ore successive al momento in cui le telecamere di Mladić si spengono vengono deportati circa 23.000 donne e bambini: il via vai di autobus e camion è impressionante. Gli olandesi, rimasti a piedi, accettano tutte le richieste dei serbi e arrivano persino a pagare per avere del carburante, lo stesso che, probabilmente, i serbo-bosniaci hanno rubato negli ultimi mesi dai convogli dell’Onu con i rifornimenti che non sono mai arrivati a Srebrenica, a causa del blocco ordinato dallo stato maggiore di Pale. Durante quelle ore, gli olandesi possono notare che a bordo degli autobus non vi sono uomini, solo donne e bambini piccoli. Lo annotano nelle loro teste, ma nessuno fa nulla. Gli aguzzini possono agire indisturbati. Così, già nei dintorni di Potočari può compiersi una parte del genocidio degli abitanti di Srebrenica. Nello stesso momento, mentre centinaia di uomini, bambini e anziani vengono assassinati dai serbo-bosniaci sul posto; mentre in migliaia sono deportati altrove per essere uccisi; e mentre donne e bimbi piccoli vanno incontro a un destino ignoto, nei boschi e tra le montagne si compie un’altra parte importante del lavoro sporco: l’artiglieria e i cecchini serbi, entrati in azione già alle prime luci dell’alba contro i circa 15.000 che avevano lasciato Srebrenica, cercando di raggiungere a piedi un territorio meno ostile, martellano senza sosta i fuggiaschi affamati e stanchi.”