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martedì 3 marzo 2015

Riccardo Noury di Amnesty International risponde a #8marzoxché

Chi meglio di Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, può risponderci riguardo il senso della Giornata Internazionale della Donna. Infatti, nonostante si pensi solamente ad andare dal fiorista a comprare la mimosa, qui si sta parlando di diritti umani. Anche a Riccardo abbiamo fatto le due domande di rito su #8marzoxché, ecco le sue risposte.

L’8 marzo è la Giornata Internazionale della donna, ufficializzata dall’Onu nel 1977 come data simbolo per rendere omaggio alle lotte e ai sacrifici della donne che, dall’inizio del 1900, e ancora oggi, lottano per avere pari diritti e per opporsi strenuamente a discriminazioni e violenza. Ha ancora senso, nel 2015, festeggiare la festa della donna, oppure è un’arma a doppio taglio?

“Per le organizzazioni che si battono per promuovere e tutelare i diritti delle donne, resta una giornata importante. Una giornata, non una festa dato che da festeggiare c'è sempre assai poco. È l'occasione per ricordare all’umanità che milioni e milioni di donne nel mondo non sono al riparo dalla violenza e non sono libere di prendere decisioni fondamentali sulla salute, sul corpo, sulla sessualità e sulla vita riproduttiva. Decisioni che appartengono a loro e solo a loro”.

Come si può evitare che le donne, soprattutto le ragazze giovani, identifichino l’8 marzo con la mimosa e non con il vero significato della festa?

“Anche una mimosa può costituire un oggetto di consapevolezza. Sta all'informazione, alla scuola e anche alle organizzazioni per i diritti umani favorire quella consapevolezza e spingerle all'azione” (Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, autore con Luca Leone di Srebrenica, la giustizia negata, in libreria da aprile 2015)