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lunedì 29 febbraio 2016

Elezioni in Iran, l'analisi di Antonello Sacchetti

Alla chiusura delle urne per le elezioni legislative e dell'Assemblea degli Esperti segnaliamo ai nostri lettori un'analisi del voto del nostro autore specializzato in Iran Antonello Sacchetti sul sito DiruzPer leggere l'approfondimento fate clic qui.

mercoledì 24 febbraio 2016

Rapporto 2015-2016. La situazione dei Diritti Umani nel mondo - Amnesty International

Infinito edizioni - novità in libreria

Di Amnesty International

Diritti in pericolo, assalto globale alle libertà

Il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015.
In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti.
Questo rapporto rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose.
Il testo contiene le principali preoccupazioni e le richieste di Amnesty International ed è una lettura fondamentale per chi elabora strategie politiche, per gli attivisti e per chiunque sia interessato ai diritti umani.
“L’anno da poco concluso ha messo a durissima prova la capacità dell’intero sistema internazionale di risposta alle crisi e agli sfollamenti di massa di persone, che si è rivelato tristemente inadeguato. Era dalla seconda guerra mondiale che i flussi di sfollati e di persone in cerca di rifugio non raggiungevano le dimensioni globali attuali. Questa situazione è stata in parte alimentata dal perdurare del conflitto armato in Siria, con ormai più della metà della popolazione in fuga, oltre i confini nazionali o sfollata internamente al paese. Finora i tentativi di trovare una soluzione al conflitto non sono serviti a nient’altro che a mettere in luce divisioni globali e regionali”. (Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International)

L’autore
Amnesty International è un’organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei princìpi della solidarietà internazionale. L’associazione è stata fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l’amnistia dei prigionieri di coscienza. La visione di Amnesty International è quella di un mondo in cui a ogni persona siano riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e da altri atti sulla protezione internazionale dei diritti umani.

Per maggiori informazioni: http://www.amnesty.it

venerdì 19 febbraio 2016

Finalmente la nomina del Commissario per il superamento degli Opg, nel giorno della scomparsa di Angelo Lallo

Il Consiglio dei Ministri ha nominato ieri il Commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), dopo mesi di sterile attesa. Una buona notizia, giunta poche ore prima del secondo anniversario della scomparsa del nostro Angelo Lallo (19 febbraio 2016), che ha impiegato gli ultimi mesi della sua ancor giovane vita nella scrittura del suo libro più importante, MALA DIES. L'inferno degli ospedali psichiatrici giudiziari e delle istituzioni totali in Italia (Infinito edizioni, 2014).
Il Commissario si chiama Franco Corleone, già Garante dei diritti dei detenuti e delle persone prive della libertà, ed è chiamato a intervenire per garantire a ogni internato la dimissione, così da poter chiudere gli Opg ancora attivi (Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto), senza dimenticare che l’Opg di Castiglione delle Stiviere ha solo cambiato targa “trasformandosi” da Opg in Rems (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), con oltre 200 internati.
Il mandato affidato al Commissario Corleone riguarda tutto il territorio nazionale, per la piena e corretta applicazione della legge 81/2014, che privilegia misure di sicurezza alternative alla detenzione con progetti di cura e riabilitazione individuale. E questo è possibile nella stragrande maggioranza dei casi, come indicano le Relazioni al Parlamento. Decisivo perché ciò si realizzi è il ruolo della magistratura e il rapporto di collaborazione con le Regioni e le Asl. “Allora il ruolo delle Rems – e quindi la detenzione – può e deve diventare residuale rispetto a cure che devono svolgersi nei servizi di salute mentale e socio-sanitari del territorio. Servizi che vanno sostenuti e ai quali vanno subito assegnate le risorse finanziarie e umane necessarie. Ora possiamo fare un altro passo avanti lungo la strada della legge 180, che decretando la chiusura dei manicomi ha restituito speranza, diritti e dignità a migliaia di persone”, ha commentato – positivamente – il comitato StopOpg nazionale (www.stopopg.it).

Angelo, scomparso esattamente due anni fa, avrebbe commentato con grande soddisfazione una notizia che tutti aspettavano da tempo.

mercoledì 17 febbraio 2016

#WorldCatDay

La Festa Nazionale del Gatto è stata istituita nel 1990 e ricorre il 17 febbraio. La giornalista gattofila Claudia Angeletti propose un referendum tra i lettori della rivista "Tuttogatto" per stabilire il giorno da dedicare a questi affascinanti animali spesso bistrattati. La proposta vincitrice, scelta dalla Angeletti e dalle colleghe della redazione cadde sulla proposta della signora Oriella Del Col che aveva scelto la data di oggi sia perché febbraio è il mese del segno zodiacale dell’Acquario, ossia degli spiriti liberi e anticonformisti come quelli dei gatti che non amano sentirsi oppressi da troppe regole, sia perché tra i detti popolari febbraio veniva definito “il mese dei gatti e delle streghe” collegando in tal modo gatti e magia. Passando alla numerologia il 17 nella nostra tradizione è sempre stato ritenuto un numero portatore di sventura, stessa fama che, in tempi passati, è stata riservata al gatto. Questo perché deriva dall'anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. Non così per il gatto che, per leggenda, può affermare di essere vissuto vantando la possibilità di altre vite. E quindi il 17 diventa quindi “1 vita per 7 volte”!
Tante sono le iniziative nelle varie città italiane per festeggiare i pelosi di casa: segnaliamo le proiezioni a tema felino oggi pomeriggio a Milano, al Museo interattivo del Cinema.

Per tutti i nostri lettori amanti dei felini segnaliamo il libro di Lucilio Santoni dal titolo Fusa e parole, tra umanità e gatti

martedì 16 febbraio 2016

Sarajevo bussa alla Ue: buona notizia?

Come da più giorni atteso, ieri il presidente di turno della presidenza tripartita bosniaco-erzegovese, il croato-bosniaco Dragan Čović, ha presentato la richiesta formale di adesione di Sarajevo all’Unione europea.
Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della commissione per l’allargamento della Ue, Johannes Hahn, e dall’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini. Se non altro, perché per la Ue di oggi, da cui in tanti vorrebbero uscire, è una notizia controcorrente il fatto che qualcuno voglia entrare, magari spinto dagli Stati Uniti, in questi anni di guerra neanche troppo fredda con la Russia.
Di fatto, la richiesta di adesione da parte di Sarajevo non cambia nessuna delle carte in tavola. La Bosnia Erzegovina da anni deve approvare, attraverso un parlamento semi-immobile a causa di coalizioni di maggioranza ingestibili e litigiose, riforme in settori-chiave quali la giustizia, la lotta contro la corruzione, la pubblica amministrazione, l’economia, il welfare, i diritti fondamentali della persona, la libertà d’espressione e la libertà dei giornalisti (che ultimamente sta vivendo un’erosione sempre più preoccupante, come ho già avuto modo di denunciare ne “I bastardi di Sarajevo”).
La richiesta di adesione non cambia un dato di fatto fondamentale: i politici e gli amministratori bosniaco-erzegovesi sono tra i più corrotti al mondo e hanno una visione personalistica e nepotistica della conduzione della cosa pubblica. La maggior parte di loro lavora per il profitto personale e per l’interesse del “clan” nazionalistico di riferimento. Il primo impegno, ai fini di un’eventuale adesione, dovrebbe essere dunque proprio nella direzione di favorire (o, meglio, indurre) il cambiamento della classe politica bosniaco-erzegovese e di promuovere una rivoluzione culturale profonda nel Paese. Senza queste due prime riforme, Sarajevo non sarà mai pronta per entrare nella Ue.
L’altra questione fondamentale riguarda la deriva secessionista intrapresa dall’ultranazionalista governo dell’entità a maggioranza serbo-bosniaca, la Repubblica serba di Bosnia (Rs), sostenuta politicamente ed economicamente dalla Russia di “zar” Vladimir Putin. Mosca non ha mai espresso pareri decisamente sfavorevoli verso un ingresso della BiH nella Ue, questo è vero, mentre s’è sempre violentemente opposta a un ingresso della Bosnia Erzegovina nella Nato. Ma Bruxelles dovrà tenere conto delle ingerenze russe nella Repubblica serba di Bosnia e del fatto che a Banja Luka esiste una forte corrente filo-russa e anti-europeista con cui fare i conti. Il presidente della Rs, “l’orso” milionario Milorad Dodik, intimo amico dello “zar” moscovita, non fa che lavorare incessantemente per la dissoluzione della Bosnia e per l’impunità a favore dei criminali della guerra del 1992-1995, apertamente spalleggiato dai russi, anche in sede di Nazioni Unite. E l’Unione europea attuale, per quanto possa risultare attraente dall’esterno, non ha strumenti adeguati per gestire le forze centrifughe che si manifestano e lavorano al suo interno. E così come le ingerenze russe nella Rs rappresenterebbero un peso ingestibile per la debole (eufemismo per dire inadeguata e assente) diplomazia di Bruxelles, allo stesso modo risulterebbero ingestibili le pesanti ingerenze turche, saudite e statunitensi nella seconda entità bosniaco-erzegovese, la Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH).
L’ingresso della BiH nell’Unione europea è al momento solo una lontana ipotesi e occorreranno anni, forse decenni, prima che si realizzi, proprio perché non vi sono le condizioni di partenza, a cominciare da una classe politica presentabile. Discorso non diverso va fatto per gli altri Paesi ex jugoslavi che hanno presentato, prima della Bosnia, richiesta di adesione, ovvero la Macedonia (2004), il Montenegro (2008) e la Serbia (2009). Ecco, la richiesta di adesione depositata ieri da Čović non ha tanto il sapore di una promessa: vogliamo dare il massimo per farcela. Ha, più che altro, il sapore di un riallineamento, di un colpo di reni per non dover restare gli unici a non aver compiuto il passo e sfigurare davanti agli occhi dei propri cittadini-elettori. Ma, di fatto, se oggi c’è un Paese (oltre naturalmente alla Macedonia) in cui non esistono, nell’area ex jugoslava, neanche nel lungo periodo, le condizioni per un reale ingresso nella Ue, quel Paese è, purtroppo, proprio la Bosnia. Ironia della sorte, il Paese che forse, in questo momento, più ne avrebbe bisogno e la cui popolazione più lo meriterebbe per quello che ha dovuto vivere e subire negli ultimi cinque lustri. E continua a subire a causa della cecità della comunità internazionale, Ue in testa, e alla corruzione o corruttibilità della sua classe politica, della sua polizia, della sua magistratura. Della sua stampa, sempre meno indipendente.

Per saperne auspicabilmente di più, oltre a “I bastardi di Sarajevo”, consiglio vivamente (anche alla Mogherini) il mio “Bosnia express”.

mercoledì 10 febbraio 2016

"Chi se la sente di andare giù" - Il Giorno del ricordo

10 febbraio, Giorno del ricordo, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale

“Chi se la sente di andare giù? – chiese il maresciallo Hazarich – Ho bisogno di qualcuno che faccia un rapido calcolo di quanti corpi ci sono per preparare i sacchi”.
“Noi non siamo qui per tirar fuori i morti! Ci hanno detto solo di venire a fare un sopralluogo”, ha protestato uno dei miei colleghi del 41° corpo dei vigili di fuoco di Pola. Quella mattina eravamo stati mandati prima alla foiba di Cregli, ma non avevamo potuto effettuare un sopral­luogo perché la corda era troppo corta per raggiungere il fondo.
Era chiaro che nessuno voleva fare quel lavoro e nessuno dei presenti – Procuratore di Pola, medico, giudice e cancelliere del tribunale di Pola, i venticinque della scorta armata che ci veniva fornita per scongiurare eventuali attacchi da parte dei partigiani, il fotografo Sivilotti – aveva il coraggio di ordinarci di farlo. Mi sono offerto: dissi che mi sarei calato per primo. Sceso in quella voragine carsica, non trovavo la voce per ri­spondere ai colleghi che si preoccupavano per la mia sorte. Non riuscivo nemmeno a trovare il coraggio di tenere accesa la torcia per illuminare quel quadro infernale. Preoccupati dal mio silenzio e temendo il peggio, mi tirarono su in tutta fretta.
“Allora?”, chiese il Maresciallo con voce turbata.
“Non lo so”, sussurrai. Quella terra rossa della mia Istria, rossa per la vergogna, rossa per il sangue, rossa per l’imbarazzo d’aver assistito all’a­pocalisse, mi rivestiva le mani, mi insudiciava tutto. Ho dapprima be­stemmiato, poi mi sono messo a ululare come un cane nero. “Non si possono mica contare! Sono buttati lì uno sopra l’altro come se fossero sacchi d’immondizie”, ho ringhiato.
“Ho bisogno di sapere un circa”, ha insistito il maresciallo.
“Sono una montagna! – ho urlato – Sono una infinità! Settanta, ottanta, forse addirittura…”. Non c’è l’ho fatta a finire la frase. Mi è esplosa dal pet­to una diga di lacrime e un suono di dolore primordiale. Poi sono svenuto.
Con queste parole Mario de Laura, Il testimone di Pirano, di Laila Wadia appena uscito in libreria, ricorda il suo terribile incontro con le foibe.

“Il racconto di Mario, il testimone di Pirano, è una delle voci dell’esodo. Una voce che, come le altre, ogni volta suona come nuova, ritrovato tassello di un più ampio mosaico del dolore. Perché il ricordo dell’infanzia povera, delle ingiustizie subite, della casa abbandonata, degli alloggi provvisori, della fame e del freddo risvegliano nel lettore una pietas senza tempo né luogo. Più ancora, ricordare la discesa nelle foibe per recuperare i corpi delle vittime – scendere nel buio su quel mucchio di corpi decomposti – assume il senso di una prova assoluta, tragica allegoria di un intero secolo di guerre e di massacri”. (dalla prefazione di Pietro Spirito)

venerdì 5 febbraio 2016

Il barbiere zoppo: la ricerca delle proprie radici si intreccia alla storia della seconda guerra mondiale

Finalmente le aveva ritrovate.
Aveva impiegato diversi anni nel cercarle come un ossesso.
Era stato fortunato. Era riuscito a tornare da quei viaggi dove di molti, quasi tutti, non si seppe più nulla.
Storie disperse nel vento, passate per un camino
Era stanco e vecchio, ma nei suoi occhi ardeva ancora quella luce di vitalità e fiducia che, sebbene il corpo fosse ormai sfiorito, mostravano il giovinotto d’un tempo.
Ma questa era un’icona di molti anni prima.
Secoli.
“Ecco, la busta e il francobollo…”.
“Grazie” rispose alla commessa che, nel lungo grembiule blu, lo guar­dava incuriosita. Si girò di spalle. Non amava che sbirciassero nei suoi affari, ma questo era un retaggio che si portava dietro dalla terribile espe­rienza vissuta. Non avrebbe augurato ad alcuno di passare quel che aveva passato lui… e “visto” quello che lui aveva visto.
In quei posti dove, se non ti fidavi di nessuno, forse potevi salvarti, e quella diffidenza se l’era riportata indietro. Infilò la lettera nella busta in carta grezza, leccò la parte collosa e la richiuse.
Rilesse ancora una volta l’indirizzo.
Gentile signora Maria Lotti, via Regina Margherita 4, - Carovigno, Brindisi, Regione Puglia.
Anche la regione… “Meglio evitare che qualcuno sbagli e non arrivi a destinazione”, pensò tra sé e sé.

Queste parole danno inizio all’appassionante romanzo di Gino Marchitelli dal titolo Il barbiere zoppo, in cui si ripercorre la vicenda di una giovane che nel 1969 parte dalla Puglia verso le Marche alla ricerca delle sua radici. La storia della ragazza si intreccia con i valori della Libertà, della Resistenza, della lotta contro il nazifascismo, entrando in contatto con i movimenti pacifisti, politici e sociali del 1968-69. Tratto dall’incrociarsi di più storie vere, questo libro racconta due generazioni in lotta: quella dei giovani partigiani del 1943-45 e quella dei movimenti giovanili sessantottini. Una storia italiana lunga un trentennio scritta con tratto magistrale.

“Se vorrete conoscere la Resistenza e una scrittura che non la tradisce narrandola, e se la volete proporre ad altri, questo è il libro che vi serve”. (Lidia Menapace)

martedì 2 febbraio 2016

La nuova “grande scommessa”: banche e risparmiatori, la storia si ripete

Obbligazioni “spazzatura”, scommesse sul fallimento altrui, truffe del sistema bancario ai danni dei risparmiatori. Sono alcuni dei temi del film “La grande scommessa” di  Adam McKay ora nelle sale, anticipati nel libro “Così banche e finanza ci rovinano la vita” di Massimo Guerrieri, Paolo Giovanardi e Antonello Cattani. 
Molti non sanno che già nel 1300 le banche scommettevano concedendo crediti di dubbia solvibilità, in cambio di privilegi. Il risultato? Fallimento e perdite dei risparmiatori, dopo che i banchieri si erano distribuiti lauti profitti.
Il caso delle quattro banche prima commissariate, poi quasi fallite ha portato allo stesso risultato: azionisti e obbligazionisti hanno perso circa 1,2 miliardi di euro e i banchieri sono rimasti impuniti. In finanza la storia non insegna: si ripete amaramente.
Una nuova grande scommessa sembra essere la soluzione trovata per “sistemare” i circa 200 miliardi di sofferenze del sistema bancario italiano, la percentuale più alta in Europa rispetto ai crediti erogati. Il meccanismo sembra lo stesso del 2008: trasformare i crediti dubbi in obbligazioni da distribuire sul mercato, scaricando i rischi sui sottoscrittori di tali titoli. Lo Stato offre una garanzia che, al momento, non prevede esborsi. Ma se i creditori in “sofferenza” non onoreranno i propri impegni chi pagherà?

La risposta non è difficile…