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mercoledì 31 ottobre 2018

"Memorie da due mondi", nuovo in libreria


Infinito edizioni segnala in libreria

(pag. 224 - € 15,00)
Di Daniela David e Manuela Cedarmas
Prefazione di Estela Carlotto
Introduzione di Riccardo Noury
Postfazione di Maria Cristina Bartolomei


La vita straordinaria di una donna nata in Cile e vissuta nell’Italia fascista, sfuggita, per un funambolico equilibrio della fortuna, ai massacri della dittatura argentina. Narrata come il lascito di memoria di una formidabile novantenne, la biografia ripercorre la nascita di Stelita a Valparaíso, in Cile, l’infanzia nell’Italia del regime tra un collegio di suore e l’altro, l’università a Urbino durante la guerra, il matrimonio in Inghilterra con un soldato polacco, l’approdo nell’Argentina peronista degli anni Cinquanta. Un percorso itinerante che sembra fermarsi nella grande Buenos Aires, ma che sarà squarciato dalla repressione del regime militare. La persecuzione dei sacerdoti terzomondisti e la scomparsa di amici e persone a lei molto vicini la portano a tentare allo stremo una fuga che si rivelerà tanto surreale quanto salvifica, verso, per ironia della sorte, il Cile del dittatore Augusto Pinochet. Lo straniamento vissuto in Cile la condurrà ancora in Italia e poi verso Cuba, Messico, Panama, a vivere insieme a famiglie di esuli argentini, militanti del movimento Montoneros. Mentre in Argentina torna la democrazia, Stelita è di nuovo in Italia, prima di tornare per l’ultima volta dove tutto era cominciato, in Cile. Una storia straordinaria raccontata in punta di penna, omaggio, oltre che alla sua figura anticonvenzionale di donna, ai desaparecidos di tutte le Argentine.
“La storia personale della protagonista di questo libro è un chiaro riflesso del fatto che il lavoro per la Memoria, la Verità e la Giustizia non conosce frontiere”. (Estela de Carlotto)
La vita di Stelita è stata avventurosa, intrigante, ricca di episodi e avvenimenti. Ma con tanta sofferenza e resistenza, per vicende storiche, politiche e personali di cui è stata protagonista”. (Riccardo Noury)
“Di Stelita si apprezzava il calore e la cordialità della comunicazione; il garbo, finezza e gentilezza di un’antica educazione; la vivacità e apertura intellettuali; l’impegno politico e umanitario; la profondità spirituale”. (Maria Cristina Bartolomei)

Con il patrocinio di 24 marzo.it

Il libro:
Titolo: Memorie da due mondi
Autrici: Daniela David, Manuela Cedarmas
€ 15,00 – pag. 224

Le autrici
Daniela Carloni David è nata nel 1968 a Milano, dove vive e lavora, occupandosi di attività nel mondo dell’Information Technology in una grande azienda. Negli ultimi anni si è appassionata alla diffusione di metodi di lavoro “agile”, un approccio innovativo basato sulla collaborazione tra le persone. Per molti anni è stata attivista di Amnesty International, dove ha coltivato il continuo sguardo sull’altro. Più di tutto è una lettrice, con il pallino del potere salvifico della scrittura. Non fatevi ingannare dal doppio cognome, non è nobile.

Manuela Cedarmas (Cividale del Friuli, 1975) ha studiato prima a Milano presso l’Università Bocconi e poi a Londra presso la London School of Economics specializzandosi in studi econometrici e di economia dello sviluppo. Attualmente è dirigente presso una società finanziaria e si occupa in particolare di mercati emergenti e investimenti responsabili. È appassionata di viaggi e culture lontane ma rimane orgogliosa delle proprie origini friulane. È stata volontaria in Amnesty International e ha fatto parte della Commissione Azioni Nazionali e del Dipartimento Diritti Economici e Sociali. Vive a Milano con il marito e i figli.


Nuovo in libreria: "L'Afrique c'est chic"


Infinito edizioni segnala in libreria

(pag. 112 - € 13,00)
Di Michelangelo Bartolo
Prefazione di
Roberto Gervaso
Con una nota di Andrea Camilleri

Diario di viaggio di un medico impegnato da anni in missioni umanitarie in Africa, L’Afrique c’est chic è scritto in prima persona da un protagonista ironico, a volte un po’ impacciato ma appassionato nel compiere il proprio lavoro. Malawi, Mozambico, Togo, Tanzania, Centrafrica e altri Paesi sono narrati in presa diretta anche attraverso le contraddizioni di alcune capitali africane che si muovono verso una veloce “occidentalizzazione” e spaccati di vita locale, come la storia di Isaac, bambino di strada in Togo, o l’incontro con Salimu, ragazzino in cura in un ambulatorio tanzaniano.
Le missioni, organizzate per tenere corsi di formazione a personale sanitario locale o per aprire nuovi centri di telemedicina, dipingono un nuovo modo di fare cooperazione che si sta sempre più diffondendo negli ultimi anni. È il raccontare come lo slogan “aiutiamoli a casa loro” viene realizzato in modo quasi naturale da molte realtà di cooperazione internazionale. Ne deriva un libro leggero, divertente, mai superficiale, che aiuta il lettore a guardare all’Africa e alla globalizzazione con occhi diversi: una chance, non qualcosa da cui difendersi.
In quest’opera c’è tutto Michelangelo e c’è tutta l’Africa. La leggi come leggeresti un romanzo d’evasione e scopri un cosmo che non conosci, ma che lui ti fa conoscere. Conoscere e amare. Professore, continua così”. (Roberto Gervaso)
“Questo è in un certo senso è un libro irraccontabile perché è una catena di piccoli e grandi racconti, che sono come gioielli incastonati l’uno nell’altro e che compongono un’opera appassionante”. (Andrea Camilleri)

Il libro:
Titolo: L’Afrique c’est chic
Autore: Michelangelo Bartolo
€ 13,00 – pag. 112

L’autore
Michelangelo Bartolo (Roma, 1964), medico ospedaliero, è responsabile del reparto di telemedicina all’ospedale San Giovanni di Roma. Dal 2001 compie missioni di cooperazione internazionale con il programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio e per aprire centri sanitari di telemedicina in diversi Paesi africani. È fondatore e segretario generale della Global Health Telemedicine, una Onlus che ha realizzato servizi di telemedicina in 31 centri sanitari di 13 Paesi africani, a cui collaborano oltre 150 medici italiani. Ha pubblicato La nostra Africa (2013), Sognando l’Africa in sol maggiore (2014), Gioia e le altre (2016), Multidisciplinary teleconsultation in Developing Countries (2018). Ha ricevuto decine di riconoscimenti letterari.

lunedì 29 ottobre 2018

La frontiera settentrionale e quella meridionale del Messico, tra migranti e traffici illeciti in "Messico in bilico"


800 militari statunitensi al confine con il Messico. È la risposta del presidente Donald Trump all'emergenza migrazione in America del Nord dal Centro America. In realtà, le immagini di oltre 4.000 honduregni che premono sulle frontiere a sud del Messico e lo schieramento dell'esercito di Washington sono solo una più evidente visualizzazione di un fenomeno costante da anni.
Anche di questo si parla nel libro Messico in bilico di Fausta Speranza, che affronta non solo l'annosa questione del Muro tra territorio statunitense e messicano, ma rivela anche la realtà del confine a sud, tra Messico e Guatemala, come nei brani che riportiamo qui.
“L’immagine è molto diversa da quella del muro che divide il Messico dagli Stati Uniti, dove le tecnologie di sicurezza dominano: dal tradizio­nale filo spinato, ai droni, ai sensori. Il confine meridionale del Messico è invece segnato da una natura selvaggia, popolato da fiumi e montagne immerse nella foresta. (…) Sono in migliaia i centroamericani che ogni giorno attraversano la frontiera che separa il Guatemala dal Messico: circa 400.000 all’anno secondo le stime delle organizzazioni della società civile messicana. La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) spiega che è difficilissimo fornire dati sui migranti desaparecidos perché una buona parte non verrà mai reclamata da nessuno. In realtà, i migranti dal Centroamerica vorrebbero solo transitare in Messico. Una popolazione che sfugge alla pan­demia di violenza seminata dalle bande criminali nei loro Paesi d’origine del Centro America. (…)
Alcuni tratti sono costruiti in cemento e filo spinato, altri sono fatti di soldati, violenza, burocrazia, disinformazione. I rinnovati piani del governo messicano per il confine meridionale stan­no rendendo molto più difficile per migranti centramericani viaggiare nel Paese. Anche in Messico arrestano i trafficanti e con loro anche i migranti indocumentados, sin papeles, quindi illegali, clandestini. Al sud come al nord vale solo che sei un sin nombre, un senza nome. Qualcuno, nelle conversazioni molto libere avute con persone semplici, nelle più disparate occasioni in varie parti del Paese, c’ha detto: «Tante volte noi messicani siamo anche più cattivi su questa frontiera al sud di quanto siano altri lungo la frontiera a nord». (…)
I migranti di solito impiegavano nove giorni per attraver­sare il Messico da sud a nord; di recente hanno cominciato a impiegarci un mese. In quel tragitto allungato, tra divieti e controlli, raggiri e sotterfugi, i reati contro i migranti sono aumentati: furti, aggressioni di tipo sessuale, omicidi, vero e proprio traffico di esseri umani. Usano i taser che fanno uso dell’elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli; chiedono bustarelle e picchiano coloro che si rifiutano di cedere denaro...”
Si parla molto di passaggio di migranti ma non si possono dimenticare tutti gli altri traffici: 
"Secondo dati dell’Onu, in un anno sono state intercettate almeno 90 tonnellate di cocaina sulla rotta tra Colombia, Messico e Stati Uniti. Inoltre, aumenta il traffico di anfetamine: in Messico si assemblano pasticche con sostanze prodotte a basso costo in Cina: il 90 per cento delle pillole che entrano negli Stati Uniti sono fatte in Messico. In un anno, nella filiera, ne sono state sequestrate 100 tonnellate.
Per quanto riguarda le armi, secondo dati statunitensi, lungo la frontiera ci sono almeno 12.000 punti di vendita di dispositivi di grosso calibro. Secondo stime dell’Onu, in Messico circolano tra i 15 e i 18 milioni di armi in mano alle organizzazioni criminali, mentre le armi illegali intercettate finora dalla polizia messicana non superano le 18.000 unità.”

Nino Bibbia, la prima medaglia d’oro italiana nelle Olimpiadi invernali raccontata in “Oro Bianco”: seguite l’evento speciale a Skipass Modena il 4 novembre


“Il 3 febbraio 1948, con lo scudetto tricolore sul casco da gara, Nino Bibbia si presenta al via con la sua slitta per le prime tre di­scese. Il foehn, il vento caldo, rende impraticabile la parte alta della pista, la partenza viene quindi abbassata sotto la quarta curva e a fine giornata Bibbia è secondo, a pari me­rito con Heaton, a due decimi dal britannico Crammond (vincitore della seconda prova, mentre la prima era andata a Heaton e Nino si era imposto nella terza). Due giorni dopo, la partenza è anticipata alle 8,30 proprio per preser­vare al meglio il ghiaccio: si può gareggiare su tutti i 1.212 metri del circuito. Nella quarta discesa l’azzurro vola in 59”5 (nessun altro quel giorno scenderà sotto il minuto), e nella quinta e sesta prova mantiene il vantaggio in 1’00”2 e 1’00”3: è il trionfo, a 124 chilometri orari di media, con 1’’4 su John Heaton, che bissava così a 39 anni l’argento ottenuto vent’anni prima sempre in Svizzera alle spalle del fratello Jennison, mentre Crummond chiudeva di bronzo.
L’emozione per il successo è tanta che quasi Nino di­mentica di prendersi… la medaglia: è già sulla strada di casa quando il conte Bonacossa lo chiama dall’altoparlan­te: «La medaglia, Nino, la medaglia!». L’entusiasmo susci­tato dalla vittoria spinge i tecnici italiani a far partecipare Bibbia anche alle prove di bob, ma i risultati saranno de­cisamente diversi: sesto nel quattro con Ronchetti, Cam­pedese e Cavaliere, ottavo nel due con Campedese. Dopo i Giochi, Bibbia continuerà a correre, vincendo altre 230 gare sulla Cresta Run! Su quella stessa pista festeggerà il matrimonio con Rosa, una ragazza svizzera con cui avrà quattro figli, scendendo in coppia con il bob! Su quella pista farà correre anche l’Avvocato Gianni Agnelli, che pagherà tanto ardire con… la frattura di un mignolo. In occasione dei Giochi di Torino 2006, a Bibbia è stata in­titolata una curva della pista di bob, slittino e skeleton di Cesana-Pariol, poi dismessa. Fino agli ultimi anni di vita, ha trascorso le estati a Bianzone, coltivando prugne, more 41 e lamponi, prima di spegnersi nella “sua” St. Moritz a 91 anni, il 28 maggio 2013.
Per rivedere lo skeleton ai Giochi bisognerà aspettare il 2002; per ritrovare un azzurro in cima a quel podio, l’at­tesa è ancora più lunga, e continua tutt’oggi. Immediata e chiara, la percezione di chi visse quegli incredibili giorni a Sankt Moritz, di aver assistito all’apparizione della Co­meta di Halley del nostro sport: «Pochissimi sanno cos’è lo skeleton e quasi nessuno al di fuori di questo particolarissimo ambiente ovattato di neve e scintillante di ghiaccio – scrive De Martino su La Gazzetta dello Sport – lo ha visto. Ma il nome di Nino Bib­bia, un italiano che non rinnega la Patria, resterà segnato lo stesso a caratteri d’oro nella storia delle Olimpiadi d’inverno. E Svizzera e Italia, più che mai, si danno la mano».

Con questo brano, tratto dal libro a quattro mani dei giornalisti Gianmario Bonzi e Dario Ricci dal titolo Oro bianco. Tutti gli olimpionici invernali azzurri, abbiamo voluto ricordare la prima medaglia d’oro conquistata sulla neve, nel febbraio del 1948 a St. Moritz.

Gli appassionati di neve e ghiaccio non possono perdere l’incontro di domenica 4 novembre, a MODENA, nell’ambito di Skipass, la più importante manifestazione nazionale dedicata al Circo Bianco. A partire dalle 14,00 gli autori, insieme a Max Vergani della FISI, vi aspettano per una presentazione del libro insieme a un saluto e a un ricordo con alcuni campioni, tra cui ricordiamo Giuliano Razzoli, Nicole Gontier, Dietmar Noeckler, Marta Bassino, Emanuele Buzzi, Chiara Costazza e Irene Curtoni.