Un
camper per i diritti è il loro strumento di lavoro, il
loro mezzo di carotaggio della realtà di uomini e donne che vivono
“sottocoperta” dentro le nostre città e intorno a noi, che siamo cittadini
caduti in un autismo assurdo, e restiamo recalcitranti a ogni pur pavida
abitudine
di
accoglienza. Sono operatori sanitari con patente di viandanti, i Medici per i
diritti umani. Incedono tra le pieghe delle ferite di esistenze che fuggono da
acuminati orizzonti lontani o da sgualcite vicende di quartieri più prossimi.
Ogni ferita, con il suo carico di vita di scarto. Si avventurano per territori
aspri e inospitali che invocano giustizia sociale ma anche giustizia estetica,
i non luoghi dello stato
permanente di eccezione, che a Roma soltanto riguardano la vita quotidiana di
circa ottomila persone. Immigrati. Nativi. Giovani, bambini e vecchi. Uomini. Donne.
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