“Dopo la liberazione,
Bernardo Viola chiede alla figlia Franca – che nel 2015 ha raccontato questo
dialogo a Concita De Gregorio in un’intervista pubblicata su la Repubblica –:
«Cosa vuoi fare, Franca?». «Non voglio sposarlo», risponde lei. «Va bene: tu
metti una mano, io ne metto cento. Basta che tu sia felice, non mi interessa
altro», risponde il padre.
Franca torna a casa.
Con il sostegno dei genitori rifiuta di sposare Filippo Melodia e così il
ragazzo deve affrontare il processo. Diventa la prima donna in Italia a
rifiutare il matrimonio riparatore.
La storia di Franca a
un certo punto incrocia quella di Ludovico Corrao, che accetta di difenderla
al processo contro Melodia, in cui la famiglia Viola ha deciso di costituirsi
parte civile nonostante le pressioni in senso contrario. Corrao difende Franca
gratuitamente, accettando di mettersi apertamente contro la famiglia Melodia,
un fatto per nulla scontato. È anche grazie a lui se la vicenda della ragazza
di Alcamo diventa un caso nazionale e innesca il dibattito per la modifica
della legge sul matrimonio riparatore e sul delitto d’onore.
La figlia di Corrao,
Francesca, che oggi è una docente universitaria, mi spiega perché suo padre
decise di compiere questa scelta: «Mio padre era una persona che si è sempre
battuta per i diritti civili e un uomo che ha sempre avuto un profondo rispetto
per la dignità della vita. A casa come nel lavoro, era molto attento e scrupoloso
nel rispettare le persone e le regole comportamentali. Era contrario alla
violenza, all’ingiustizia. Considerò il caso di Franca Viola come una battaglia
personale, per difendere quella povera ragazza che era stata così ingiustamente
trattata da un prepotente. Franca è venuta poi a trovarci diverse volte a casa.
Papà ce l’ha presentata proprio come una ragazza che ha avuto il coraggio di
difendere i suoi diritti, come una ragazza e una famiglia tutta che si sono
levate contro l’ingiustizia del prepotente di turno».
Il processo contro i
rapitori di Franca non è semplice. La difesa di Melodia sostiene davanti ai
giudici che lui e la ragazza avevano concordato la fuga, che lei era
consenziente. Il mafioso si spinge anche oltre, dicendo che i primi rapporti
tra lui e la ragazza risalivano al 1963, durante il periodo del fidanzamento.
La difesa chiede una perizia – poi fortunatamente respinta – per accertare
quando sia avvenuta la deflorazione della ragazza. Franca partecipa a tutte le
udienze del processo, trasportata ogni volta su una camionetta della polizia da
Alcamo a Trapani. In aula si trova di fronte al suo stupratore, che in
un’occasione sputa all’avvocato Corrao per intimidirlo. Durante il processo,
Melodia minaccia anche Franca, dicendole che se avesse sposato Giuseppe Ruisi
lui lo avrebbe ammazzato.”
Il brano sopra
riportato è tratto da Belice.
Il terremoto
del 1968, le lotte civili, gli scandali sulla ricostruzione dell’ultima
periferia d’Italia di Anna Ditta, un libro che ripercorre le
vicende del Belice, estrema periferia d’Italia ma al tempo stesso molto viva e
attiva dal punto di vista sociale, devastato da un terribile terremoto nel
gennaio del 1968.
L’autrice
presenta il libro insieme a Floriana Bulfon domenica 9 dicembre, alle 17,30 in sala Giove, nell’ambito di Più
libri più liberi che si tiene presso il Roma Convention Center La Nuvola, viale Asia 40
(zona Eur).