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giovedì 22 novembre 2018

Višegrad, l’odio, la morte, l’oblio, incontro con Luca Leone 22/11 a Cuneo


Architetto, per oltre un quarto di secolo interprete per l’esercito ita­liano e per l’ambasciata italiana in Bosnia Erzegovina, interprete giurato per i tribunali nazionali, perché nonostante “il mio amore incon­dizionato per l’arte, l’architettura, la storia e la bellezza”, dopo essere so­pravvissuta a un assedio, a Sarajevo, lungo quattro anni, ed essere rimasta da subito vedova con due bambini da crescere, l’unica cosa da fare era cer­care il primo lavoro per cui ci si sentisse capaci e darsi da fare per guada­gnarsi di che vivere. Kanita Ita Fočak non è mai venuta a patti col diavolo e ogni pezzetto di pane, per sé e per i suoi cari, se l’è guadagnato duramen­te, sempre a testa alta. Per il suo lavoro – premiato sia in Italia che dall’U­nione europea – Kanita ha girato in lungo e in largo la Bosnia Erzegovina e non poteva di certo mancare tra i suoi tanti incarichi quello di svolgere le mansioni di interprete nel buco nero per eccellenza. Višegrad.
Riportiamo un piccolo estratto della testimonianza di Kanita Ita Fočak in missione a Višegrad, raccolta dal giornalista Luca Leone nel reportage Višegrad. L’odio, la morte, l’oblio, reportage scritto sul campo che descrive le vicende, raccoglie le testimonianze di tutte le parti e fa il punto sull’episodio che ha rappresentato la prova generale di ciò che sarebbe accaduto tra il 1992 e il 1995 a Srebrenica, Prijedor, Foča e in altri luoghi passati alla storia per la crudeltà degli eventi verificatisi.
“Coi militari italiani sono dovuta andare anche a visitare l’hotel Vilina Vlas… – chiude gli occhi per un istante, prende aria, fa una lunga pausa –. Sono andata, sebbene per me, in quanto donna, sia stato molto diffi­cile. Sono una professionista, ma mi sono resa conto come certi ambienti non possano non condizionarti e lasciarti addosso una brutta sensazione. Ricordo d’aver visto, lì, veramente brutta gente…! Brutta… abbiamo dovuto parlare con loro e io ho fatto il mio lavoro… ma deve essere chia­ro che l’interprete non è avulso dalla realtà, ascolta tutto e capisce tutto quello che chi dialoga si dice. Ho dovuto avere una forza immensa per non reagire, per non lasciarmi andare neppure a un semplice cenno… L’unica cosa bella che ho visto all’epoca è stata una piccola e bella chiesa ortodossa in un bosco. Poi ricordo gli edifici ottomani con i bagni terma­li, risparmiati perché permettono di avere accesso a un’acqua speciale con proprietà radioattive. Il Vilina Vlas – dove sapevo essere state stuprate in massa tante donne bosniache – mi ha ghiacciato il sangue nelle vene, nonostante non vi fossero tracce visibili. Anzi, una cosa che mi ha stupito tanto è stato trovarvi, sano e salvo, il trittico di Ibrhahim Ljubović. Non hanno distrutto il quadro… e la cosa mi ha dato gioia”.
L’autore presenta il libro giovedì 22 novembre, CUNEO, presso il Caffè Fantino (Caffè letterario), corso Nizza 28, ore 17,30. Iniziativa nell’ambito di Scrittori in città.