Quarto appuntamento con la rubrica
settimanale a firma di Giuseppe Acconcia
– autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – a commento della prima giornata delle
elezioni presidenziali egiziane, tenutasi ieri 23 maggio 2012, con eventuale
ballottaggio il 16 e 17 giugno. Si tratta di elezioni delicatissime e storiche
che abbiamo deciso di seguire con la massima attenzione grazie alla conoscenza
e alla grande sensibilità giornalistica di Acconcia, che ha seguito da piazza
Tahrir la primavera egiziana rischiando in prima persona.
di Giuseppe Acconcia
©Infinito edizioni 2012 – Si
consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte
Gli egiziani eleggono il leader del nuovo Egitto.
Altissima affluenza al Cairo, dati ancora incerti ma meno eclatanti nelle
province. 53 milioni di egiziani devono scegliere il successore di Hosni
Mubarak tra dodici candidati. Nonostante piccoli scontri e incidenti, le
procedure di voto si sono svolte con tranquillità. “Voterò per Moussa poiché
l’elezione di Shafiq potrebbe causare nuovi scontri” – dice Eman al seggio
della scuola Nasseria del ricco quartiere di Mohandessin. “Preferisco Fotuh
perché ha fatto campagna elettorale in strada” – aggiunge Mohsen al seggio del
quartiere popolare di Sayeda Zeinab. “Siamo indecisi tra Moussa e Shafiq, sono
senz’altro i migliori uomini possibili in questo stato di incertezza” –
conclude Rami prima di entrare nel seggio dell’Accademia di Belle Arti di
Zamalek. D’altra parte, gli scontri interni ai movimenti politici segnano
queste elezioni. Prima di tutto tra gli islamisti, Abul Fotuh sfida Mohammed
Mursi: il primo, medico, riformista, sostenuto da molti giovani ed espulso
dalla Fratellanza musulmana; il secondo nominato all’ultimo momento dopo
l’esclusione di Khayrat al-Shater. È scontro diretto anche tra i due candidati
“di regime”. Shafiq e Moussa hanno speso milioni in campagna elettorale tra
manifesti, spot elettorali e gigantografie che hanno invaso il Cairo. Infine, si
confrontano nel voto di ieri e oggi i due candidati socialisti Amdin Sabbahi,
appoggiato da molti attivisti del movimento di resistenza extraparlamentare “6
aprile”, e il giuslavorista Khaled Ali. Nonostante l’atmosfera di festa, varie sono
le accuse di brogli. Fotuh in particolare ha chiesto di invalidare il voto
degli egiziani espatriati in Arabia Saudita dove, secondo indiscrezioni di
stampa, sarebbe al primo posto il candidato dei Fratelli musulmani Mohammed
Mursi. Accuse anche da Ahmed Shafiq e Omar Suleiman, entrambi, in due diverse
interviste, hanno avvertito che una vittoria islamista potrebbe impedire il
passaggio di consegne dal governo militare a quello civile. Resta l’incognita
del voto salafita, diviso tra i due candidati della Fratellanza musulmana.
Mentre i poveri di Embaba e Moqattam continuano ad essere accampati in piazza
Tahrir. Infine, molti attivisti temono che il Consiglio supremo delle Forze
armate non voglia rispettare la data del 30 giugno per restituire completamente
il potere legislativo al Parlamento, incaricato di riscrivere la Costituzione. Tuttavia
ora le divisioni politiche sono in secondo piano in un giorno di grande prova
di democrazia per l’Egitto dopo le rivolte del 2011. Dei giovani fuori dai
seggi hanno chiesto al presidente della Camera al-Katatni, che cercava di
entrare per primo, di mettersi in fila in attesa del suo turno.
Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, €
13,00) http://stradedellest.blogspot.co.uk/