“Intanto, galleggiavo in una storia assurda e spietata, in cui
adesso l’amante ero diventata io, perché lui inventava per Sara cene e
riunioni serali di lavoro pur di avere un pretesto per attardarsi da me. E in
quei frangenti, mi controllava il telefono, scorreva le e-mail e i
messaggi nella mia posta elettronica, quasi sempre mi trascinava in bagno
esigendo un rapporto stravagante, qualche volta è arrivato addirittura a
insultarmi e minacciarmi con un coltellino puntato alla gola. Spesso, però,
capitava anche che mi chiedesse scusa, mi diceva che non avrebbe mai voluto
farmi del male, che ero diventata un’ossessione da cui non sapeva liberarsi.
Erano quelli i momenti in cui oscillavo tra la pietà, la compassione e la
tenerezza. Lo abbracciavo e lo scoprivo piccolo tra le mie braccia e non era
raro che finissimo a fare l’amore con una passione struggente e dolorosa. Poi,
però, ritornavano le volte in cui mi annullava con insulti e affermazioni
insensate, con gli schiaffi in faccia e mi faceva sua con violenza. Era in quelle
occasioni che avevo quasi la sensazione che si nutrisse del mio terrore, che
così si sentisse forte e potente. E io lo odiavo; lo odiavo, ma nel contempo
iniziavo a credere di non meritare nulla di meglio.”