Davvero Aldo Moro è stato ucciso dalle Brigate Rosse,
perché lo Stato ha seguito la linea della fermezza, rifiutando ogni trattativa?
Alessandro Forlani in Testimoni
inconsapevoli analizza i 55 giorni del sequestro del segretario
della Dc attraverso la vulgata e le sue contraddizioni, le tante verità emerse
in quaranta anni tra indagini e Commissioni e le testimonianze di quanti erano
a conoscenza della trattativa per la liberazione di Moro.
Ne
parliamo con l’autore,
Filippo Ceccarelli e Pasquale Chessa a Roma il prossimo 6 dicembre, alle 17,30 in sala Giove, nell’ambito di Più
libri più liberi che si tiene presso il Roma
Convention Center La Nuvola, viale Asia 40 (zona Eur).
Riportiamo qui una
breve riflessione dell’autore sulle tante verità legate al caso Moro.
“Veniamo al tema
specifico del libro: perché le Br alla fine rifiutano l’accordo che sembra
avessero sottoscritto? Il governo ha fatto come con Schleyer? A parte il
mistero del mancato blitz, pare di no. Il governo ha bloccato sì le
iniziative interne, ma ha consentito quelle passanti dall’estero.
È arrivato un ordine da fuori, dicono i
nostri testimoni inconsapevoli, ma di chi? C’è un mandante, un livello
superiore brigatista? Di sicuro non è pensabile che Paolo VI, Tito e Andreotti
si siano fidati di persone che non davano garanzie. Il mediatore non poteva
essere solo quel brigatista che Curioni incontrava nei bagni della metropolitana
di Napoli. Deve quindi essere successo qualcosa di imprevisto nelle trattative
ad alto livello, ma cosa?
Resta una verità storica, che non è poco. C’è
una verità morale: il potere preferisce le soluzioni di comodo a quelle di
principio. Si può tentare la via di una verità, per così dire, filosofica,
simbolica e letteraria, più che letterale? Ci aiuteranno i sogni con cui ho
aperto ogni capitolo di questo libro?”