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mercoledì 14 novembre 2018

Il processo a Joaquín Guzmán, boss del narcotraffico: il Messico nel reportage di Fausta Speranza, incontro a Roma il 17/11


Il boss dei boss del narcotraffico in tribunale: il 13 novembre si è formalmente aperto a New York il processo a Joaquín Guzmán, signore della droga messicano catturato ed estradato negli Stati Uniti dove deve rispondere di 17 gravissimi capi di accusa, tra straordinarie misure di sicurezza. La storia di El Chapo, con le sue rocambolesche evasioni e i suoi misfatti, è contenuta, tra l'altro, nel volume Messico in bilico della giornalista Fausta Speranza, in libreria da alcune settimane. Il testo, arricchito di testimonianze di vittime delle violenze e di cultura, ricostruisce, tra l'altro, la geopolitica dei traffici che dall'America Centrale passando per il Messico arriva negli States ma anche in Europa, in Africa e di recente in Cina. Dal lavoro della giornalista abbiamo tratto questo brano, dedicato a El Chapo.
“L’11 luglio 2015 il signore della droga Joaquín El Chapo Guzmán ha compiuto una spettacolare evasione da un carcere di massima sicurezza messicano. In un filmato tratto dalle registrazioni delle telecamere a cir­cuito chiuso, si sente il forte rumore dei colpi inflitti dai suoi complici mentre scavavano un tunnel sotto la sua cella poco prima dell’evasione. Il documento video, trasmesso da Televisa Tv, fa supporre che le guardie che stavano monitorando le telecamere di sicurezza non si siano accorte del rumore sospetto: il primo controllo alla cella di El Chapo è infatti avvenuto solo 26 minuti dopo l’evasione attraverso un buco nella doccia, l’unico angolo cieco della sua cella. Il governo, subissato di critiche per 67 l’incapacità dimostrata nell’evitare l’evasione, aveva già mostrato alcune parti dello stesso filmato, che inizia due minuti prima della sparizione di Guzmán. Il video comincia con El Chapo sdraiato sul letto della sua cella accanto a una piccola televisione con il volume alzato. Il rumore di quel­lo che sembra un programma televisivo copre parzialmente il suono dei forti colpi, causato presumibilmente dai complici che stanno spaccando il pavimento della doccia. I colpi iniziano circa quattro minuti prima della sparizione del boss. Televisa ha anche mostrato un video girato in contemporanea nel centro di controllo che dovrebbe monitorare i de­tenuti della prigione dell’Altiplano, non lontana da Città del Messico. Nel filmato, alcune guardie osservano gli schermi di sorveglianza, ma apparentemente non si accorgono o decidono di ignorare quello che accade nella cella di Guzmán. Non è chiaro quali immagini vengano proiettate sugli schermi del centro di controllo nel filmato trasmesso. Il governo messicano ha finora arrestato 34 persone legate all’evasione, in­clusi l’allora direttore della prigione e un pilota sospettato di aver portato Guzmán al suo nascondiglio. Il ministero dell’Interno si è rassegnato all’idea che l’evasione sia riuscita grazie alla collusione di guardie e altri funzionari della prigione, ma rimangono dubbi sull’entità e la natura dell’aiuto fornito al boss. «Il video diffuso provoca un forte sdegno nei confronti del governo», ha detto il senatore Alejandro Encinas, membro della commissione bicamerale sulla sicurezza. «Le autorità hanno menti­to e occultato informazioni». Questa è solo la sua seconda evasione. Era già stato catturato nel Messico nord-occidentale nel febbraio del 2014.”

Di questo, delle carovane di migranti che dall'Honduras sono partite verso il Nord America, ma anche del magnifico spessore di un paese che affonda nella storia e sfida la modernità, si parlerà nella presentazione di Messico in bilico con l'autrice e il dirigente Rai Valerio Iafrate il prossimo 17 novembre a Roma, alle 19.30 presso i locali della Parrocchia Santa Maria delle Grazie al Trionfale, in Via Frà Albenzio 1.