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martedì 10 gennaio 2012

“Cinque chilometri in bici per salvare il mondo dai veleni”: intervista a Daniele Scaglione


La fame nel mondo può essere sconfitta, e lo si può fare pedalando!
Da questa profonda, radicata e motivata convinzione è nato un libro molto bello, di quelli che si leggono d’un fiato e possono cambiare la prospettiva nella vita di una persona: “La bicicletta che salverà il mondo”, di Daniele Scaglione (Infinito edizioni, 2011, pagg. 128, € 12.00, giunto alla seconda edizione).
Scaglione non è un utopista ma, al contrario, è un uomo razionale oltre a essere un impegnato operatore nel campo della difesa e del rispetto dei diritti umani, lavoro che svolge con ActionAid, ong tra le più importanti a livello planetario, particolarmente impegnata nel campo della lotta contro la tragedia (e lo scandalo!) della fame. Nel suo libro racconta, dati alla mano, dei danni spaventosi che il modello di sviluppo corrente – basato sul consumo abnorme di energia e sull’abuso di petrolio e carbone – sta provocando a tutti noi e ai nostri figli e di come basterebbe rivedere questo modello, con semplicità, per salvarci e salvare chi vive con noi. Come? Ce lo racconta nel libro ma lo accenna, con grande padronanza, anche nell’intervista qui di seguito.

Daniele, il titolo del tuo nuovo libro potrebbe quasi far pensare a un’opera carica d’utopia e lontana dalla realtà. Invece già dalla lettura delle prime pagine del tuo “La bicicletta che salverà il mondo” ci si trova davanti a un libro scritto come sempre con grande delicatezza e al contempo ricco non solo di dati ma anche di proposte. Puoi spiegarci allora come una bicicletta – o forse, meglio, “la” bicicletta – potrà salvare il nostro spossato pianeta?

È notizia di questi giorni che se ciascuno di noi sostituisse 5 chilometri di quelli che fa in auto con 5 chilometri percorsi in bici, le emissioni nocive potrebbero essere ridotte del 50 per cento. Cinque chilometri sono davvero pochi, sono alla portata di quasi tutti e grazie a così poco vivremmo meglio e, soprattutto, potremo lasciare dell’aria respirabile ai nostri figli. Questo è solo un primo esempio, strettamente connesso alla condizione di vita di noi italiani; nel libro ce ne sono altri. Il titolo usa l’articolo determinativo , “la” bicicletta che salverà il mondo, perché il riferimento non è a qualcosa di astratto, qualcosa di generico, ma alla mia, alla tua, alla nostra bicicletta. Insomma, è un modo per dire che il mondo – e soprattutto chi lo abita – si può salvare grazie a qualcosa che posso fare io, che puoi fare tu, che possiamo fare noi.
continua...