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mercoledì 7 marzo 2012

Il Cairo un anno dopo, la postfazione di Vincenzo Nigro per il libro “La Primavera egiziana” di Giuseppe Acconcia

La Primavera egiziana” 

A un anno dall’inizio delle Primavere arabe, il grande sommovimento che sta rivolgendo il passato e preparando il futuro di quel mondo è solo nelle fasi iniziali. Anche dove il movimento ha avuto “successo”, dove un cambiamento evidente c’è già stato (Tunisia, Egitto, Libia,
in misura minore Yemen), il cammino da percorrere è ancora lunghissimo. Né democrazia né stabilità sono alle viste, e i pericoli possono ancora essere grandissimi rispetto alla gioia di aver visto cadere dittature violente, opprimenti e cleptocratiche.
In altri Paesi, che sino a oggi sembrano aver congelato le spinte al cambiamento o addirittura sembrano immuni a un’evoluzione accelerata dai movimenti di popolo (vedi Arabia Saudita o Algeria), nessuno è ancora in grado di poter dire cosa accadrà nei prossimi mesi.
Gli analisti, gli studiosi nelle scorse settimane hanno analizzato se stessi, per capire come fosse possibile che nessuno fra loro – con concretezza – avesse previsto un simile rivolgimento in Paesi piccoli o grandi come Tunisia, Egitto e Libia. Gli elementi per una possibile analisi – per esempio gli indicatori di base dello sviluppo e delle condizioni politiche e sociologiche nel mondo arabo – c’erano tutti. Se qualcuno avesse davvero studiato in sequenza i poderosi rapporti dell’Undp (Arab human developement report) avrebbe visto tutti in fila i componenti per la creazione di quella miscela esplosiva che ha fatto esplodere in maniera differente i regimi di Muhammar Gheddafi, di Hosni Mubarak o di Ben Ali. Detto questo, era difficile fare una previsione, perché ancora oggi nessuno riesce a comprendere come questi fattori si siano trasformati e combinati fra di loro.
Qualcuno ha scritto che c’è una ricetta perché le rivoluzioni riescano: 1) il governo, l’autocrate devono apparire irrimediabilmente inetti e tirannici, tanto da essere percepiti come una minaccia per il futuro del Paese; 2) le classi dirigenti, anche gli apparati di sicurezza e di difesa, devono realizzare questo pericolo, e non avere più intenzione di difendere il vecchio regime; 3) la grande maggioranza della popolazione, che in maniera trasversale, secondo le etnie, i gruppi religiosi, quelli politici o professionali, si deve mobilitare; 4) le potenze internazionali, gli alleati dell’autocrate di turno, devono rifiutarsi di continuare a sostenerlo, non devono (politicamente o militarmente) permettergli di usare la forza in maniera massiccia.
A questi potremmo aggiungere un fattore di evoluzione storica, politica del Paese o dei Paesi in cui le rivoluzioni hanno successo. Per il mondo arabo questo è il vero fattore unificante: quei popoli erano fermi alla condizione di sudditi, in un mondo che ovunque consolida democrazie
con gradi di cittadinanza più o meno compiuti. Gli arabi rimanevano sudditi, mentre internet portava in casa i volti dei cittadini. I leader autocrati arabi, i re, generali o dittatori che fossero o che sono, non sono cambiati da anni. Sono rimasti autocrati. Forse, come dicono a Tripoli, “oggi da un Gheddafi siamo passati a cento piccoli Gheddafi che provano a diventare grandi”. Ma questa sarà l’inevitabile, dolorosa transizione che quei Paesi hanno avviato, la cui destinazione è ancora lontana. Nei prossimi mesi dovremo seguire il fenomeno più interessante della fase che seguirà l’inizio delle Rivoluzioni. Quando l’unico potere possibilmente organizzato, quello dell’Islam, proverà a cimentarsi con la sfida del governo e poi della gestione delle società arabe. Siamo all’inizio di un percorso affascinante, delicato, pericoloso. Non possiamo trasferirci su un altro Paese per rimanere lontano dalle fiamme e dalle scintille che il calderone arabo continuerà a sprigionare.

Il testo della postfazione di Vincenzo Nigro è disponibile sul sito della Infinito edizioni (www.infinitoedizioni.it) e può essere ripreso liberamente citando la fonte (©Infinito edizioni 2012).

Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918