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domenica 20 aprile 2014

La storia delle uova di Pasqua. 

W le tradizioni, ma fino a un certo punto: #SalvaUnAgnello





L’uovo rappresenta la Pasqua in tutto il mondo: dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta. Ma se le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un’origine radicata nel lontano passato che ora andiamo a scoprire.

Le uova, infatti, forse per la loro forma, hanno sempre rivestito un forte ruolo simbolico, rappresentando la vita in sé, ma anche il mistero. 
Già in alcune credenze precristiane, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. 
I Greci, i Cinesi e anche i Persiani si scambiavano uova come dono per le feste primaverili; nell’antico Egitto le uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l’anno si basava sulle le stagioni.

Le uova, associate alla primavera per secoli, con l’avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell’uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell’uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.
Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole. Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.

Al di là di tutto, le uova di cioccolato bandiscono da sempre le nostre tavole nel giorno di Pasqua, e in qualità di creatività e di gusto i maestri pasticcieri italiani si distinguono ancora per le loro composizioni originali, per la gioia di tutti, dai più piccoli ai più grandi.

Dobbiamo però riflettere su un'altra tradizione: quella dell'agnello sulle nostre tavole festose. 
Secondo Animal Equality, in Italia, ogni anno muoiono 4 milioni di agnelli, 800.000 solo per Pasqua.
Roberto Marchesini, etologo fondatore della Scuola di Interazione Uomo-Animale (SIUA) dà il suo parere da esperto. Qualcosa di inquietante. Leggete.

"L'agnello è un cucciolo e come tutti i cuccioli ha bisogno di avere accanto una mamma che si prende cura di lui e lo tiene in una condizione di serenità. In una folla di agnelli stipati in uno spazio angusto non c'è solo l'orrore per la mancanza dei requisiti minimi di benessere.
Dobbiamo immaginare una folla di bambini, al di sotto dei due anni, che disperatamente cercano la mamma e piangono senza conforto e ininterrottamente, giacché la loro paura è aumentata dal pianto degli altri cuccioli, dalle urla degli uomini, dalle caratteristiche dell'ambiente, dall'odore della sofferenza e del sangue. Poiché gli agnelli hanno un sistema emotivo molto sensibile e sono più portati a spaventarsi rispetto agli umani, possiamo affermare che provano più paura dei bambini". (A Pasqua “Salva un agnello”, l'investigazione di Animal Equality, di Tamara Mastroiaco, Il Cambiamento).

Cosa si può fare per mettere un fine a queste nefandezze? Qualcosa di molto semplice: per esempio festeggiare la Pasqua senza agnello, chiedere ai supermercati di non vendere agnello, non consumare prodotti di origine animale.
Infinito edizioni abbraccia la campagna #SalvaUnAgnello.
Fatelo anche voi.
Per maggiori info cliccate qui