La Giornata Mondiale dei Diritti Umani è un evento molto importante per le Nazioni Unite, che la celebrano con conferenze di alto profilo politico ed eventi culturali come mostre o concerti riguardanti l'argomento dei diritti umani. Inoltre, in questa giornata vengono tradizionalmente attribuiti i due più importanti riconoscimenti in materia, ovvero il quinquennale Premio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, assegnato a New York, ed il Premio Nobel per la pace ad Oslo; oltre a questi premi, molte altre organizzazioni internazionali, non governative, civili ed umanitarie su tutto il pianeta scelgono questa giornata per eventi significativi.
In occasione del prossimo anniversario la casa editrice Infinito edizioni vi segnala il libro di Daniele Scaglione, dal titolo La bicicletta che salverà il mondo di cui vi riportiamo la prefazione scritta da Francesco Moser.
La fame, dramma di cui parla
questo libro, personalmente non l’ho mai patita. Ma la mia famiglia era molto
numerosa e, per aiutare a sostenerla, a tredici anni ho dovuto abbandonare la
scuola e andare a lavorare nei campi. Lavorare sin da piccoli non ha però
impedito a me e ai miei fratelli di coltivare la passione della bicicletta: tre
di loro, oltre al sottoscritto sono diventati ciclisti professionisti. Io ho
cominciato a correre relativamente
tardi, a diciotto anni.
Pedalare, oltre a un divertimento, è diventato presto anche un lavoro e poi una
possibilità di crescita e successo.
La mia attività sportiva mi
ha permesso di visitare molti Paesi, anche quelli dove la povertà estrema era
sotto gli occhi di tutti. Come nel Venezuela, dove ho vinto il mondiale su
strada di San Cristobal, nel 1977. O come in Messico, dove ho passato diverso
tempo quando ho realizzato il record dell’ora. Era il 1984 e sulla pista ho
usato una bici modernissima, che sembrava arrivare dal futuro. La chiamavamo
“la speciale”, e pesava solo sette chili e mezzo. Oggi è possibile trovare in
commercio biciclette che pesano sei chili, frutto di una tecnologia avanzatissima
messa a disposizione degli appassionati e non solo dei corridori
professionisti. Questo è solo un piccolo esempio del grande progresso che, in
poco meno di trent’anni, l’umanità ha saputo realizzare.
Eppure, nello stesso arco di
tempo, non siamo stati capaci di cancellare la fame dalla faccia della terra.
Al contrario, il numero di persone che la patisce ha continuato ad
aumentare. A questa
situazione non ci si deve rassegnare: la miseria e la povertà, oggi più che
mai, possono essere cancellate. Fare questo è responsabilità prima di tutto dei
governi e delle più importanti istituzioni mondiali. Ma anche noi semplici
cittadini dobbiamo fare la nostra parte. Ed è bello sapere che, come raccontano
le storie che state per leggere, anche la nostra amata bicicletta può essere un formidabile strumento contro la
fame.