2 luglio – Un giorno disastroso per la Jna. La colonna di carri armati,
inviata per liberare il reparto bloccato vicino a Krško, si ritrova sotto
attacco di unità slovene, che la costringono alla resa. La Teritorialna slovena
attacca con successo le varie dogane, facendo prigionieri un buon numero di
soldati federali. Duri combattimenti a Fernetti, il più importante valico tra
Italia e Slovenia: non ci sono vittime. Negli scontri tra To slovena e Jna sono
coinvolti camionisti stranieri di passaggio.
Un MiG supera il muro del suono sulla verticale di Lubiana,
la contraerea spara. In realtà non vi è nessun attacco, ma i giornali di tutto
il mondo titolano Allarme aereo a Lubiana: esempio di simulazione di
guerra a fini mediatici. Altri carri armati entrano in Slovenia, provenendo
dalla Croazia. Prove di forza dei carri federali all’uscita dalle caserme
croate.
Alle 21,00, il presidente sloveno annuncia un cessate-il-fuoco
unilaterale, respinto dal comando della Jna, che giura di “riprendere il
controllo” e di “abbattere la resistenza” slovena. La Jna non
accetta la sconfitta sul campo. Il generale Adžić, serbo, un “falco”, tenta un
colpo di coda e, scavalcando il Presidium, dichiara: “L’Armata federale si
ritiene in stato di guerra”, accusando di alto tradimento i dirigenti
sloveni, meritevoli di una punizione: “Staneremo dai loro nascondigli quelli
che spingono la Slovenia contro la Jugoslavia”. Lo sloveno Kolšek è
destituito per “incapacità”. I soldati federali in partenza per la
Slovenia sono salutati con giubilo dalla popolazione serba, le donne offrono
acqua, le ragazze mandano baci. Solo l’arrivo di osservatori internazionali
potrebbe garantire una tregua.