4 luglio – Con il cessate-il-fuoco in atto, i due fronti si disimpegnano.
Le forze slovene prendono il controllo di tutti i posti di dogana ed è permesso
alle unità della Jna di ritirarsi nelle proprie caserme o ripassare il confine
con la Croazia. La presidenza federale ordina il ritorno alla normalità con la
liberazione dei prigionieri, la smobilitazione delle milizie armate, la normalizzazione
delle comunicazioni, secondo la mediazione della troika della Cee.
Disposizioni difficilmente applicabili in tempi brevi.
Missione delle “madri coraggio” da Belgrado a Lubiana per
soccorrere le reclute assediate nelle caserme in territorio sloveno. In realtà
si tratta di una manovra diversiva della Jna per uscire dall’isolamento, per mascherare
le umiliazioni, ma giova anche alla Slovenia per raffreddare la situazione. Il
vice-presidente del parlamento serbo Obrodović, che accompagna i genitori,
davanti al divieto imposto dagli ufficiali all’incontro con le reclute,
afferma: “Le madri non sono qui per fare politica, ma per vedere i figli”,
sbloccando la situazione.
Un giornalista francese parla dell’esistenza di un “piano Bedem
‘91” strettamente confidenziale mirato contro i “nemici interni” delle
repubbliche secessioniste, ma anche contro un eventuale intervento Nato a
sostegno di Slovenia e Croazia, legato a vecchi piani segreti dell’epoca di
Tito.