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lunedì 4 luglio 2016

Guerra in Slovenia, i fatti del 4 luglio

4 luglio – Con il cessate-il-fuoco in atto, i due fronti si disimpegnano. Le forze slovene prendono il controllo di tutti i posti di dogana ed è permesso alle unità della Jna di ritirarsi nelle proprie caserme o ripassare il confine con la Croazia. La presidenza federale ordina il ritorno alla normalità con la liberazione dei prigionieri, la smobilitazione delle milizie armate, la nor­malizzazione delle comunicazioni, secondo la mediazione della troika della Cee. Disposizioni difficilmente applicabili in tempi brevi.
Missione delle “madri coraggio” da Belgrado a Lubiana per soccorrere le reclute assediate nelle caserme in territorio sloveno. In realtà si tratta di una manovra diversiva della Jna per uscire dall’isolamento, per mascherare le umi­liazioni, ma giova anche alla Slovenia per raffreddare la situazione. Il vice-pre­sidente del parlamento serbo Obrodović, che accompagna i genitori, davanti al divieto imposto dagli ufficiali all’incontro con le reclute, afferma: “Le madri non sono qui per fare politica, ma per vedere i figli”, sbloccando la situazione.

Un giornalista francese parla dell’esistenza di un “piano Bedem ‘91” stret­tamente confidenziale mirato contro i “nemici interni” delle repubbliche secessioniste, ma anche contro un eventuale intervento Nato a sostegno di Slovenia e Croazia, legato a vecchi piani segreti dell’epoca di Tito.