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martedì 30 giugno 2015

La riforma della scuola. Chi vuole ora può cambiare: la forma e il merito – di Corrado Poli

L'approvazione del DDL governativo sulla riforma della scuola rende ancora più attuale il saggio, scritto sull’esperienza diretta, di Corrado Poli "Rivoluzione a scuola".
Nel testo sono contenute numerose proposte che oggi, grazie all'autonomia concessa agli istituti, possono essere adottate concretamente. Se fino a ieri le proposte di Poli potevano sembrare utopiche, con la riforma rientrano nelle possibilità e nelle capacità del sistema scolastico di farle proprie. Qui di seguito pubblichiamo un testo di Corrado Poli sulla riforma della scuola.


Riguardo l’aspetto formale la procedura di approvazione della legge di riforma della scuola è stata evidentemente discutibile dal punto di vista Costituzionale. Mettere la fiducia, e ancor più proporla in un unico articolo per evitare la discussione, è una violazione formale e sostanziale del dettato costituzionale. A poco serve dire che non è la prima volta che accade; e a molto serve ricordare che la correttezza democratica dovrebbe precedere ogni altra considerazione. D’altra parte però s’era sollevata un’opposizione conservatrice, ostruzionistica e populista che ha rifiutato un qualsiasi dialogo con il Governo per motivi estranei al vero contenuto delle norme proposte. Anche questo modo di agire non è rispettoso della sostanza delle norme Costituzionali. Per quanto mi senta ferito da questi comportamenti, non faccio drammi. Anzitutto perché da una legge come quella approvata si può tornare indietro agevolmente. Diverso sarebbe stato il caso – pure in passato verificatosi – che lo stesso vulnus alla Costituzione fosse stato inferto in relazione a decisioni irreversibili quali l’approvazione di grandi opere o della scelta nucleare. In secondo luogo la politica prevede di tanto in tanto qualche hybris, violazioni che la trasformano e la rigenerano. Così come non sempre ciò che è legale è anche giusto e opportuno, come sa chi in politica distingue tra dike, nomos e agathos. Infine, l’approvazione è avvenuta a maggioranza e ci saranno altri possibili controlli alla Camera, da parte del Presidente della Repubblica, della Corte Costituzionale e ci sarà ancora la possibilità di abrogare la legge con referendum.

Sul merito della legge sottolineo come questa non preveda un’immediata palingenesi della scuola. Molto più opportunamente offre delle opportunità a chi vorrà e saprà utilizzarle per innovare e operare in modo creativo. In questo senso si pone in linea con un trend storico-culturale e tecnico operante anche in altri settori amministrativi in cui sono state necessarie riorganizzazioni. Non sorprende quindi che i conservatori usino tutte le loro armi per frenare il cambiamento. Oggi, nelle organizzazioni l’innovazione è diventata centrale e ha sostituito la “pianificazione”, cioè un modello proprio della tecnologia e del contesto socio-culturale di qualche decennio fa. L’organizzazione oggi viene pensata prevalentemente con l’intento di consentire flessibilità e diversità: piuttosto che progettare un funzionamento a priori si organizzano sistemi capaci di adattarsi, di recepire messaggi ed elaborarli liberamente.
La nuova legge consentirà alla scuola di adattarsi progressivamente a questa impostazione culturale. Non impone la nuova situazione – altrimenti agirebbe secondo i canoni della vecchia programmazione – ma apre a un meccanismo evolutivo grazie all’introduzione di possibilità che, se vincenti, trasformeranno gradualmente il vecchio senza eliminarlo in modo violento ed esplicito e ne conserverà le qualità migliori.
I conservatori timorosi paventano la situazione peggiore possibile: dirigenti incapaci e clientelari, docenti soggetti a ricatti e costretti a scegliere posti di lavoro non graditi; differenze di rango tra istituti e aree geografiche. Non hanno torto e tutto questo accadrà senz’altro, così come la situazione attuale presenta criticità altrettanto insopportabili che i conservatori non vedono perché si sono adattati. Compito degli innovatori sarà di dedicarsi a minimizzare gli inconvenienti e impegnarsi a ottenere il meglio da quanto proposto. Le organizzazioni non funzionano come macchine, ma sono entità umane che operano in modo politico. I dirigenti incapaci – quelli che hanno paura di assumersi le responsabilità e hanno protestato per questo – saranno contrastati dagli stessi insegnanti che sapranno organizzare l’opposizione con i consueti strumenti sindacali e con nuovi comportamenti organizzativi. La maggior parte dei dirigenti, dovendo assumersi maggiori responsabilità, imparerà e crescerà professionalmente. Sia gli insegnanti sia i dirigenti hanno ora la possibilità – ancora ridotta, ma che va rafforzata – di scegliersi a vicenda per collaborare a progetti condivisi. C’è da attendersi che nei prossimi anni, nella maggior parte delle scuole non si cambierà nulla e tutti continueranno a lamentarsi e a essere infelici. Ma la legge consente ora che qualcuno cominci a innovare. Alcuni dirigenti e insegnanti si aggregheranno per realizzare la scuola migliore della provincia e del mondo, alla quale tutti vorrebbero iscriversi. Ma poiché non tutti hanno la stessa idea su cosa sia il meglio, ci saranno tante scuole che diverse persone considereranno le migliori possibili. Ci sarà così un numero superiore di persone che disporranno di quanto di meglio esista poiché avranno quel che desiderano.

È ora di studiare la legge per sfruttare tutte le opportunità di cambiamento che consente.