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mercoledì 15 luglio 2015

"Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene", diceva Rosa Luxemburg. L'opinione di Corrado Poli sulla #BuonaScuola

Mentre finiscono gli esami di maturità il Parlamento approva la riforma della scuola. Ma gli esami non finiscono mai e la nuova legge va considerata, come dice correttamente il ministro Giannini, un punto di partenza e non di arrivo. Contro la riforma si sono schierati tutti i sindacati che hanno una grave responsabilità: hanno provocato un ingiustificato allarme per indurre a un atteggiamento conservatore di rifiuto aprioristico e hanno perso di vista l’obiettivo di cambiare un’organizzazione obsoleta qual è la scuola di oggi.
La legge non è perfetta come tutte le cose umane, ma apre al cambiamento, la cui direzione sta a noi definire. C’è ancora molto da fare: l’atteggiamento e le paure favoriscono un deleterio immobilismo. Invece, oggi è finalmente possibile farsi domande mai sollevate prima e discutere costruttivamente. Per esempio: perché, anziché stracciarsi le vesti per l’ingiustificato e strumentale timore del preside-sceriffo, non si rimette mano agli organi collegiali o, meglio ancora, non si consente che ogni scuola definisca un proprio statuto autonomo con organi collegiali diversi? È proprio necessario che esista un solo ruolo dirigente per istituti fino a 1.500 studenti e 300 insegnanti? Non sarebbe il caso di istituire ruoli intermedi con compiti più prossimi alla didattica e più lontani dalla gestione? E magari tornare a chiamarli “presidi”? E questo vale anche per gli insegnanti: perché non prevedere carriere e qualche possibilità di scelta dell’attività? Perché non sono previsti ruoli specifici per funzioni essenziali di biblioteca, orientamento professionale, assistenza psicologica e sociale, che oggi sono svolte da insegnanti volontari? Perché non ridurre le ore di lezione per i giovani e consentire loro di organizzare spazi materiali e temporali in modo sempre più autonomo al crescere dell’età? Perché non rivedere le normative sulla responsabilità degli insegnanti sollevandoli da compiti polizieschi di controllo? La nuova legge prevede la possibilità di organizzare le scuole in modo diverso dall’attuale, ma perché tutte le potenzialità esistenti nella legge possano davvero essere attuate occorrono nuovi regolamenti e soprattutto una grande operazione di formazione e orientamento per dirigenti e insegnanti. Su questo il sindacato dovrebbe attivarsi da subito anche allo scopo di evitare abusi di potere che non sono insiti nella nuova legge, ma potrebbero esserlo nei comportamenti che si assumeranno. Gli istituti potrebbero sperimentare una nuova organizzazione delle classi sia come spazi sia come aggregazione degli allievi sulla base delle capacità (o delle difficoltà della materia) o del genere o chissà cos’altro anziché del solo parametro attuale dell’età che trasforma le classi in un letto di Procuste per tutti.

Resta molto da fare, se lo si vuole fare da oggi in poi. Ma c’è chi preferisce spaventarsi, spaventare e restare immobile. “Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene”, erano le parole di Rosa Luxemburg.