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mercoledì 27 maggio 2015

Il “panista” che ha mangiato un oceano (di pane)

"Il “panista” che ha mangiato un oceano (di pane)
Mia madre diceva sempre: ‘Renzo è panista, perché dopo ogni pasto io mi consolavo con il pane, che non si chiamava così quand’io ero solo un bambino a Foggia, la mia città d’origine sprofondata nel Tavoliere delle Puglie, un vero e proprio deposito di grano all’aria aperta. Lì il pane si chiamava ‘filone’: ‘prendi il filone’, ‘compra il filone’, ‘mangia il filone’, ‘affetta il filone’, ‘dov’è finito il filone?’… Sono frasi che mi riecheggiano ancora nella testa a distanza di tanti anni!”.

Così esordisce il simpatico Renzo Arbore nella sua chiaccherata sul pane con Giovanni Soldati, che è diventata poi il libro dal titolo Pane al pane. Storie di farina, vino e amori con gli amici di una vita

“Un filone – continua Renzo, in forma smagliante – aveva una forma corrispondente a un collage di otto cetrioli di campagna, una scorza detta corteccia, durissima, e una prelibata mollica con la quale i ragazzini preparavano anche delle temibili e micidiali palline per disturbare i commensali adulti. Da noi convinti cul­tori del filone, ‘l’altro pane’ – quello all’olio bolognese, la rosetta, la michetta, la baguette – era visto come un nemico, un avversario da sconfiggere. Fino a che non arrivò la fame… La Fame, con l’iniziale maiuscola, faceva pendant con la guerra e naturalmente ci costrinse a mangiare il pane con la patata, il pane con la crusca oppure il pane fatto solo con la crusca. Finita la guerra e finito il pane, arrivò dall’America una materia biancastra morbidissi­ma senza scorza o corteccia, dal gusto piuttosto insapore, sciapa, ma supremamente nuova: era il pane americano in cassetta, che mio padre mangiava con disgusto e noi bambini moderni, invece, per la fame, con grande gusto. Sopra quelle fette si adagiavano bene sia il burro sia lo zucchero e ci si appoggiava piuttosto bene il formaggino di cioccolato (e chi se lo ricorda ha certamente più di settant’anni…). E poi quel pane così nuovo e particolare somi­gliava di più a una di quelle adorate cingomme, maniera nostrana per definire il chewin-gum, la gomma da masticare.”

Questo ricordo, e molti altri, saranno raccontati venerdì 29 maggio a Milano nel corso della presentazione del libro che si terrà presso  Eataly Smeraldo, (piazza XXV aprile 10) alle 18,00. Saranno presenti con l'autore Stefania Sandrelli, Oscar Farinetti, Sandro Bottega e Angelo Caligaris.