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lunedì 29 ottobre 2018

La frontiera settentrionale e quella meridionale del Messico, tra migranti e traffici illeciti in "Messico in bilico"


800 militari statunitensi al confine con il Messico. È la risposta del presidente Donald Trump all'emergenza migrazione in America del Nord dal Centro America. In realtà, le immagini di oltre 4.000 honduregni che premono sulle frontiere a sud del Messico e lo schieramento dell'esercito di Washington sono solo una più evidente visualizzazione di un fenomeno costante da anni.
Anche di questo si parla nel libro Messico in bilico di Fausta Speranza, che affronta non solo l'annosa questione del Muro tra territorio statunitense e messicano, ma rivela anche la realtà del confine a sud, tra Messico e Guatemala, come nei brani che riportiamo qui.
“L’immagine è molto diversa da quella del muro che divide il Messico dagli Stati Uniti, dove le tecnologie di sicurezza dominano: dal tradizio­nale filo spinato, ai droni, ai sensori. Il confine meridionale del Messico è invece segnato da una natura selvaggia, popolato da fiumi e montagne immerse nella foresta. (…) Sono in migliaia i centroamericani che ogni giorno attraversano la frontiera che separa il Guatemala dal Messico: circa 400.000 all’anno secondo le stime delle organizzazioni della società civile messicana. La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) spiega che è difficilissimo fornire dati sui migranti desaparecidos perché una buona parte non verrà mai reclamata da nessuno. In realtà, i migranti dal Centroamerica vorrebbero solo transitare in Messico. Una popolazione che sfugge alla pan­demia di violenza seminata dalle bande criminali nei loro Paesi d’origine del Centro America. (…)
Alcuni tratti sono costruiti in cemento e filo spinato, altri sono fatti di soldati, violenza, burocrazia, disinformazione. I rinnovati piani del governo messicano per il confine meridionale stan­no rendendo molto più difficile per migranti centramericani viaggiare nel Paese. Anche in Messico arrestano i trafficanti e con loro anche i migranti indocumentados, sin papeles, quindi illegali, clandestini. Al sud come al nord vale solo che sei un sin nombre, un senza nome. Qualcuno, nelle conversazioni molto libere avute con persone semplici, nelle più disparate occasioni in varie parti del Paese, c’ha detto: «Tante volte noi messicani siamo anche più cattivi su questa frontiera al sud di quanto siano altri lungo la frontiera a nord». (…)
I migranti di solito impiegavano nove giorni per attraver­sare il Messico da sud a nord; di recente hanno cominciato a impiegarci un mese. In quel tragitto allungato, tra divieti e controlli, raggiri e sotterfugi, i reati contro i migranti sono aumentati: furti, aggressioni di tipo sessuale, omicidi, vero e proprio traffico di esseri umani. Usano i taser che fanno uso dell’elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli; chiedono bustarelle e picchiano coloro che si rifiutano di cedere denaro...”
Si parla molto di passaggio di migranti ma non si possono dimenticare tutti gli altri traffici: 
"Secondo dati dell’Onu, in un anno sono state intercettate almeno 90 tonnellate di cocaina sulla rotta tra Colombia, Messico e Stati Uniti. Inoltre, aumenta il traffico di anfetamine: in Messico si assemblano pasticche con sostanze prodotte a basso costo in Cina: il 90 per cento delle pillole che entrano negli Stati Uniti sono fatte in Messico. In un anno, nella filiera, ne sono state sequestrate 100 tonnellate.
Per quanto riguarda le armi, secondo dati statunitensi, lungo la frontiera ci sono almeno 12.000 punti di vendita di dispositivi di grosso calibro. Secondo stime dell’Onu, in Messico circolano tra i 15 e i 18 milioni di armi in mano alle organizzazioni criminali, mentre le armi illegali intercettate finora dalla polizia messicana non superano le 18.000 unità.”