“Il 3 febbraio 1948, con lo scudetto
tricolore sul casco da gara, Nino Bibbia si presenta al via con la sua slitta
per le prime tre discese. Il foehn, il vento caldo, rende impraticabile
la parte alta della pista, la partenza viene quindi abbassata sotto la quarta
curva e a fine giornata Bibbia è secondo, a pari merito con Heaton, a due
decimi dal britannico Crammond (vincitore della seconda prova, mentre la prima
era andata a Heaton e Nino si era imposto nella terza). Due giorni dopo, la
partenza è anticipata alle 8,30 proprio per preservare al meglio il ghiaccio:
si può gareggiare su tutti i 1.212 metri del circuito. Nella quarta discesa
l’azzurro vola in 59”5 (nessun altro quel giorno scenderà sotto il minuto), e
nella quinta e sesta prova mantiene il vantaggio in 1’00”2 e 1’00”3: è il
trionfo, a 124 chilometri orari di media, con 1’’4 su John Heaton, che bissava
così a 39 anni l’argento ottenuto vent’anni prima sempre in Svizzera alle
spalle del fratello Jennison, mentre Crummond chiudeva di bronzo.
L’emozione per il successo è tanta che quasi
Nino dimentica di prendersi… la medaglia: è già sulla strada di casa quando il
conte Bonacossa lo chiama dall’altoparlante: «La medaglia, Nino, la
medaglia!». L’entusiasmo suscitato dalla vittoria spinge i tecnici
italiani a far partecipare Bibbia anche alle prove di bob, ma i risultati
saranno decisamente diversi: sesto nel quattro con Ronchetti, Campedese e
Cavaliere, ottavo nel due con Campedese. Dopo i Giochi, Bibbia continuerà a
correre, vincendo altre 230 gare sulla Cresta Run! Su quella stessa
pista festeggerà il matrimonio con Rosa, una ragazza svizzera con cui avrà
quattro figli, scendendo in coppia con il bob! Su quella pista farà correre
anche l’Avvocato Gianni Agnelli, che pagherà tanto ardire con… la frattura di
un mignolo. In occasione dei Giochi di Torino 2006, a Bibbia è stata intitolata
una curva della pista di bob, slittino e skeleton di Cesana-Pariol, poi
dismessa. Fino agli ultimi anni di vita, ha trascorso le estati a Bianzone,
coltivando prugne, more 41
e lamponi, prima di
spegnersi nella “sua” St. Moritz a 91 anni, il 28 maggio 2013.
Per rivedere lo skeleton ai Giochi
bisognerà aspettare il 2002; per ritrovare un azzurro in cima a quel podio,
l’attesa è ancora più lunga, e continua tutt’oggi. Immediata e chiara, la
percezione di chi visse quegli incredibili giorni a Sankt Moritz, di aver
assistito all’apparizione della Cometa di Halley del nostro sport: «Pochissimi
sanno cos’è lo skeleton e quasi nessuno al di fuori di questo particolarissimo
ambiente ovattato di neve e scintillante di ghiaccio – scrive De Martino su
La Gazzetta dello Sport – lo ha visto. Ma il nome di Nino Bibbia, un
italiano che non rinnega la Patria, resterà segnato lo stesso a caratteri d’oro
nella storia delle Olimpiadi d’inverno. E Svizzera e Italia, più che mai, si
danno la mano».
Con questo brano, tratto dal libro a quattro mani dei giornalisti Gianmario Bonzi e Dario
Ricci dal titolo Oro
bianco. Tutti gli olimpionici invernali azzurri,
abbiamo voluto ricordare la prima medaglia d’oro conquistata sulla neve, nel
febbraio del 1948 a St. Moritz.
Gli
appassionati di neve e ghiaccio non possono perdere l’incontro di domenica 4 novembre, a MODENA,
nell’ambito di Skipass, la più importante manifestazione nazionale dedicata al
Circo Bianco. A partire dalle 14,00 gli autori, insieme a Max Vergani della
FISI, vi aspettano per una presentazione del libro insieme a un saluto e a un
ricordo con alcuni campioni, tra cui ricordiamo Giuliano Razzoli, Nicole Gontier, Dietmar Noeckler, Marta Bassino,
Emanuele Buzzi, Chiara Costazza e
Irene Curtoni.