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mercoledì 29 giugno 2016

La guerra in Slovenia, il 29 giugno 1991

Venticinque anni fa si svolgeva in Slovenia la prima guerra di indipendenza che avrebbe portato in breve alla dissoluzione della Jugoslavia. Abbiamo deciso di ripercorrere quei giorni insieme a Bruno Maran e al suo ottimo libro dal titolo Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti.
29 giugno 1991 – Significativo attacco delle forze slovene a Vrtojba-Sant’Andrea, importante valico alla periferia di Gorizia, dove il distaccamento della Jna è forte di 138 soldati e nove carri T–55. Trattative preventive per evitare perdite portano alla resa dei federali senza che sia sparato un solo colpo. Oltre ai carri, la To acquisisce forti quantitativi di munizioni e di armamenti. Altri morti a Rabuiese, il valico confinario da Trieste verso l’Istria, dove un blindato della Jna tenta di forzare il blocco attorno al posto di confine, gli sloveni reagiscono e restano uccisi un tenente e due soldati jugoslavi.
In Slavonia, con un tentativo dei četnici di occupare Osijek e Vinkovci, iniziano le ostilità. Respinti i serbi dai difensori croati, le truppe federali aprono il fuoco sulla città dalle caserme di Osijek.
A Belgrado è rinviata la riunione della presidenza collegiale che, secondo gli accordi con la Cee, deve eleggere il croato Mesić, rimasto solo apparentemente un convinto jugoslavista. In serata, all’insaputa del governo federale, arriva l’ultimatum alla Slovenia da parte del generale Negovanović dello Stato maggiore dell’esercito: “Se l’ultimatum verrà ignorato, le forze armate metteranno in stato d’allerta tutte le loro unità”. L’esercito federale intima alla Slovenia di porre fine a ogni azione ostile contro le truppe di Belgrado, altrimenti scatte­rà contro la repubblica ribelle un’azione militare decisiva. L’ultimatum, pronunciato alla tv jugoslava, è l’ultimo avvertimento.
Congedato il comandante dell’aviazione federale Anton Tus, sostituito da un altro croato, Jurjević.
La troika della Cee, i ministri degli Esteri di Lussemburgo, Paesi Bassi e Italia, si reca in Jugoslavia, tentando di convincere i popoli della Federazione a costruire insieme la democrazia nel rispetto dei diritti civili. È la notte dei tentativi di pace, ma nessuno vuole cedere. La necessità di restare uniti è sostenuta specialmente dal ministro italiano De Michelis nel corso dei numerosi viaggi a Lubiana e Zagabria.