Venticinque anni fa si svolgeva in Slovenia la prima guerra di
indipendenza che avrebbe portato in breve alla dissoluzione della Jugoslavia.
Abbiamo deciso di ripercorrere quei giorni insieme a Bruno Maran e al suo
ottimo libro dal titolo Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti.
Una colonna di blindati federali esce
dalla caserma di Vrhnica, 15 chilometri da Lubiana, dirigendosi verso
l’aeroporto di Brnik. Unità della Jna lasciano Maribor dirette verso il vicino
posto di confine di Šentilj e la città di Dravograd. Il comando della V Regione
militare è in contatto telefonico con il presidente sloveno Kučan, informandolo
che la missione delle truppe è limitata a occupare i posti di dogana e
l’aeroporto. In una riunione di emergenza della presidenza slovena, Kučan e il
resto dei membri optano per la resistenza armata. Iniziano gli scontri tra
l’Armata popolare e la Difesa territoriale slovena, la Teritorialna obramba (To),
erede dell’esercito parallelo voluto da Tito dopo l’invasione sovietica di
Praga. A Lubiana entra in vigore il coprifuoco. È battaglia all’aeroporto di
Brnik, nei pressi di Lubiana, dove si registra l’abbattimento di due elicotteri
federali. Uno dei piloti morti è sloveno.
Nella cittadina di Trzin,
non lontano dalla neo-capitale, si scatena una battaglia, nel corso della quale
quattro soldati della Jna e uno della To rimangono uccisi; l’unità federale è
costretta ad arrendersi.
Seguendo l’ordine di mantenere
l’integrità dello Stato jugoslavo, soldati federali occupano i valichi di
confine. A Maribor, i carri armati federali intervengono per rimuovere gli
improvvisati blocchi stradali nel centro della città.
L’aviazione jugoslava
effettua un lancio di volantini con messaggi interlocutori: “Vi invitiamo
alla pace e alla cooperazione – Ogni resistenza sarà schiacciata”. La Teritorialna
obramba slovena pone sotto assedio varie alle caserme della Jna.
Attacchi contro carri
armati federali vicino Maribor, a Ormož e nei pressi di Ilirska Bistrica.
Nonostante la confusione e i combattimenti, la Jna riesce a completare la
propria missione: verso mezzanotte assume il controllo di quasi tutte le
dogane. Si avvicina un altro Vivodan, un giorno sempre importante nella
storia dei popoli slavi.