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martedì 28 giugno 2016

Accadde oggi, 28 giugno 1991

Venticinque anni fa si svolgeva in Slovenia la prima guerra di indipendenza che avrebbe portato in breve alla dissoluzione della Jugoslavia. Abbiamo deciso di ripercorrere quei giorni insieme a Bruno Maran e al suo ottimo libro dal titolo Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti.

28 giugno 1991 – Nella notte è ordinato alle truppe della To slovena d’intraprendere un’offensiva contro la Jna. Il ministro della Difesa sloveno ordina: “In tutti i posti in cui le forze armate della Repubblica di Slovenia hanno il vantaggio tattico, verranno intraprese azioni offensive contro le unità e le strutture nemiche. Al nemico verrà chiesta la resa, verrà data la scadenza più breve possibile per la resa e intrapresa l’azione offensiva con tutto l’arsenale di­sponibile. Durante le azioni sarà organizzata l’evacuazione e la protezione dei civili”.
Le colonne jugoslave sono bloccate da improvvisate barricate di ca­mion a Strihovec, vicino al confine con l’Austria, e colpite dai membri della Teritorialna e della polizia slovena.
L’aviazione federale attua due incursioni in aiuto delle forze bloccate a Strihovec, uccidendo quattro camionisti. A Medvedjek, Slovenia centrale, una colonna jugoslava si ritrova sotto attacco e i raid dell’aviazione federale uccidono sei camionisti. Sparatorie ai valichi italo-jugoslavi. A Fernetti si spara, come al valico della Casa Rossa-Rožna Dolina di Gorizia, teatro di una brillante operazione della To che attacca i soldati federali, distruggendo due carri T–55. Il bilancio per la Jna è pesante: quattro militari caduti, 16 feriti e 98 prigionieri; tra gli attaccanti nessuna perdita. Gli sloveni s’impadroniscono di tre carri armati, vari automezzi e molte armi. Due MiG sorvolano Trieste e mitragliano il valico di Skofije. L’aviazione federale attacca l’aeroporto di Brnik, quattro aerei di linea della Adria Airways, la neonata compagnia di bandiera slovena, sono gravemente danneggiati. Attacchi aerei al quartier generale sloveno, ai trasmettitori radio-televisivi per impedire le trasmissioni del governo sloveno al valico con l’Austria di Ljubelj, dove sono uccisi ignari autisti di tir in attesa. Il posto di confine di Holmec è catturato dalle forze slovene, con due morti sloveni e uno della Jna, 91 soldati jugoslavi catturati. Un deposito di armi federale cade in mani slovene, aumentando significativamente la disponibilità di armi delle forze slovene.
Primi morti tra gli inviati. Due fotografi austriaci, Norbert Werner e Nikola Vogel, riescono a introdursi con la loro jeep nel recinto dello scalo di Brnik, l’aeroporto di Lubiana, occupato dagli uomini dell’aeronautica jugoslava, ma accerchiato dai militari della Difesa territoriale. Trovano la morte spazzati via da un missile, non si saprà mai se sparato dagli sloveni o dai federali.
Sono i primi caduti dell’informazione in una guerra che vedrà morire molti altri giornalisti.
Alla fine della giornata la Jna tiene molte delle proprie posizioni, ma sta perdendo rapidamente terreno. La flessibilità e il pragmatismo degli sloveni la mettono in seria difficoltà, psicologicamente impreparata, priva di artiglieria e per l’eccesso di fiducia dei suoi vertici, che non hanno previsto un servizio logistico, consegnando ai soldati razioni solo per un giorno. Molti soldati federali sono impreparati a una guerra quasi di guerriglia, senza appoggio da parte della popolazione. Aumentano i casi di diserzione, centinaia di membri sloveni della Jna abbandonano le proprie unità o cambiano fronte. I generali della Jna sottovalutano la presenza a Lubiana di oltre 300 giornalisti stranieri e di molte troupe televisive, che documentano quanto accade.
Intanto a Bosansko Grahovo, in Bosnia, non lontano da Knin, si riuniscono i rappresentanti serbi delle comunità di Bosnia e Croazia per decidere l’unificazione delle varie entità.