Venticinque anni fa si svolgeva in Slovenia la prima guerra di
indipendenza che avrebbe portato in breve alla dissoluzione della Jugoslavia.
Abbiamo deciso di ripercorrere quei giorni insieme a Bruno Maran e al suo ottimo
libro dal titolo Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti.
28
giugno 1991 –
Nella notte è ordinato alle truppe della To slovena d’intraprendere
un’offensiva contro la Jna. Il ministro della Difesa sloveno ordina: “In
tutti i posti in cui le forze armate della Repubblica di Slovenia hanno il
vantaggio tattico, verranno intraprese azioni offensive contro le unità e le
strutture nemiche. Al nemico verrà chiesta la resa, verrà data la scadenza più
breve possibile per la resa e intrapresa l’azione offensiva con tutto
l’arsenale disponibile. Durante le azioni sarà organizzata l’evacuazione e la
protezione dei civili”.
Le colonne jugoslave sono bloccate
da improvvisate barricate di camion a Strihovec, vicino al confine con
l’Austria, e colpite dai membri della Teritorialna e della polizia slovena.
L’aviazione federale attua due
incursioni in aiuto delle forze bloccate a Strihovec, uccidendo quattro
camionisti. A Medvedjek, Slovenia centrale, una colonna jugoslava si ritrova
sotto attacco e i raid dell’aviazione federale uccidono sei camionisti.
Sparatorie ai valichi italo-jugoslavi. A Fernetti si spara, come al valico
della Casa Rossa-Rožna Dolina di Gorizia, teatro di una brillante operazione
della To che attacca i soldati federali, distruggendo due carri T–55. Il
bilancio per la Jna è pesante: quattro militari caduti, 16 feriti e 98
prigionieri; tra gli attaccanti nessuna perdita. Gli sloveni s’impadroniscono
di tre carri armati, vari automezzi e molte armi. Due MiG sorvolano
Trieste e mitragliano il valico di Skofije. L’aviazione federale attacca
l’aeroporto di Brnik, quattro aerei di linea della Adria Airways, la
neonata compagnia di bandiera slovena, sono gravemente danneggiati. Attacchi
aerei al quartier generale sloveno, ai trasmettitori radio-televisivi per
impedire le trasmissioni del governo sloveno al valico con l’Austria di
Ljubelj, dove sono uccisi ignari autisti di tir in attesa. Il posto di
confine di Holmec è catturato dalle forze slovene, con due morti sloveni e uno
della Jna, 91 soldati jugoslavi catturati. Un deposito di armi federale cade in
mani slovene, aumentando significativamente la disponibilità di armi delle
forze slovene.
Primi morti tra gli inviati. Due
fotografi austriaci, Norbert Werner e Nikola Vogel, riescono a introdursi con
la loro jeep nel recinto dello scalo di Brnik, l’aeroporto di Lubiana,
occupato dagli uomini dell’aeronautica jugoslava, ma accerchiato dai militari
della Difesa territoriale. Trovano la morte spazzati via da un missile, non si
saprà mai se sparato dagli sloveni o dai federali.
Sono i primi caduti
dell’informazione in una guerra che vedrà morire molti altri giornalisti.
Alla fine della giornata la Jna
tiene molte delle proprie posizioni, ma sta perdendo rapidamente terreno. La
flessibilità e il pragmatismo degli sloveni la mettono in seria difficoltà,
psicologicamente impreparata, priva di artiglieria e per l’eccesso di fiducia
dei suoi vertici, che non hanno previsto un servizio logistico, consegnando ai
soldati razioni solo per un giorno. Molti soldati federali sono impreparati a
una guerra quasi di guerriglia, senza appoggio da parte della popolazione.
Aumentano i casi di diserzione, centinaia di membri sloveni della Jna
abbandonano le proprie unità o cambiano fronte. I generali della Jna
sottovalutano la presenza a Lubiana di oltre 300 giornalisti stranieri e di
molte troupe televisive, che documentano quanto accade.
Intanto a Bosansko Grahovo, in
Bosnia, non lontano da Knin, si riuniscono i rappresentanti serbi delle
comunità di Bosnia e Croazia per decidere l’unificazione delle varie entità.