Translate

martedì 17 maggio 2016

Ingrata Milano, non ci avrai (Pavia, 19 maggio 1869 – corsa di velocipedi)

Appassionati di vicende sportive e cultori della storia, preparatevi a un viaggio lungo due secoli per terra, per acqua e nel cielo di una Milano in continua e impetuosa trasformazione. Ci accompagnerà in questa accurata ricostruzione il libro di Felice Fabrizio dal titolo Storia e leggenda dello sport milanese . Le attività fisico-sportive a Milano dal 1735 al 1915.
Regaliamo oggi ai nostri lettori un breve estratto del libro che ci racconta dell’amore di Milano per il velocipede.
“Il velocipede Michaux è la grande attrazione dell’Esposi­zione Universale tenuta a Parigi nel 1867. Subito drizza le antenne il mondo dinamico dell’artigianato milanese e, nel breve volgere di due anni, l’armaiolo Giovanni Greco, il costruttore di carrozze Francesco Belloni, i meccanici Barto­lomeo Balbiani, Luigi Figini, Turro e Porro sfornano i primi prodotti indigeni.
Ad inforcarli, guardando con spregio dall’alto in basso gli attoniti passanti, è la frangia più eccentrica della nobiltà me­neghina che, dopo la mongolfiera e il velocimano, ha scoper­to un terzo trastullo.
Si pedala ai Boschetti e sui bastioni, dal momento che le autorità cittadine si sono affrettate ad interdire l’uso del mostruoso apparecchio entro la cerchia urbana, infliggendo salatissime ammende ai trasgressori e scoraggiando la prati­ca tramite l’imposizione, nel 1870, di una tassa annuale di dodici lire.
Per meglio esercitarsi, gli irriducibili si radunano in un ma­neggio situato a Porta Tenaglia e, pedala che ti pedala, avver­tono l’esigenza di cimentarsi in una competizione. L’occasione è fornita dalla Società dei Meneghini, che nel programma del carnevalone del 1869 ha inserito una “corsa di velocipedi a due ruote” con partenza dalla barriera di Porta Vittoria e arrivo a Porta Nuova. La Commissione “terrà dietro ai corridori con fuori tanto di lingua oppure delegherà i giudici per l’ordine del­la corsa e per l’aggiudicazione dei premi”. Si iscrivono al volo i conti Dal Verme, Resta, Pallavicino, Barbaran di Belgioioso e il barone Cantoni. Che si avvedono con sgomento che in palio, oltre alle bandiere d’onore, sono state poste (quale orrore!) 75 bottiglie di buon vino. A fronte di tanta bassezza, gli aristocra­tici pedalatori battono in ritirata. Ma l’appuntamento è riman­dato solo di poco, perché un manipolo di animosi raggiunge Pavia per darvi luogo, il 19 maggio 1869, ad una nobile tenzo­ne allestita in occasione della fiera della Pentecoste nel Campo di Marte e che ha come presidente di giuria Angelo Genolini.
Vanno ricercati qui i 17 “soci azionisti” che il 17 marzo 1870, riuniti a Porta Tenaglia, pongono le basi del Veloce Club Milano, il secondo sodalizio ciclistico in Italia dopo l’analoga associazione fiorentina, creata due mesi prima”.


Con il patrocinio del Cus Milano e della SISS