di Giuseppe Acconcia
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Mohammed
Morsi è il nuovo presidente egiziano. Piazza Tahrir è
esplosa alla notizia. Da cinque giorni fratelli musulmani e salafiti occupavano
la piazza. E continueranno a rimanere per strada finché non verrà ritirata la
dichiarazione costituzionale complementare resa nota dal Consiglio supremo
delle forze armate che limita i poteri del presidente. I laser degli ultras
dell’Ahly si sono improvvisamente moltiplicati in un gioco di luci
psichedeliche che hanno illuminato i palazzi di piazza Tahrir. Mentre la folla
si muoveva senza traiettorie precise o slogan definiti, come stordita.
Un’attesa durata otto giorni si è conclusa con la vittoria con il 51,7% dei
voti del candidato di Libertà e giustizia. Quando Farouk Sultan dalla
Commissione elettorale ha annunciato che l’Egitto avrebbe potuto festeggiare il
nuovo presidente, questa folla, senza forma e senza guida, ha trovato
all’improvviso il suo leader. Non più un nome qualsiasi, ma l’uomo di partito,
un professore universitario con tanto di dottorato negli Stati uniti e due figli
con passaporto americano. Un presidente che ha conosciuto la prigione per la
repressione del suo predecessore. Ma è Hosni Mubarak a essere ora in prigione.
Il presidente, che avrebbe dovuto essere tra i poveri, tra gli shaykh, tra gli
uomini di fede che lo hanno eletto, ha parlato dagli altoparlanti dall’ufficio
della Fratellanza musulmana nel ricco quartiere di Moqattam. La polizia che lo
aveva arrestato deve ora proteggerlo. “Sarò il presidente di tutti gli
egiziani: uomini e donne, musulmani e cristiani”. Si sono sentite queste parole
con accento di Sharqeya da un piccolo altoparlante che vibrava sul cofano di
una macchina. Decine di uomini e donne si sono raccolti intorno alla vettura. E
nessuno è andato via deluso, anzi sembravano quasi commossi, quando Morsi ha
concluso recitando versi del Corano. D’altra parte, Shafiq ha perso per 900
mila voti. Ed è così inusuale che il Paese manifesti lo scontro nello spazio
pubblico che non sono mancati svenimenti e sparatorie. Ad Assiout, due persone
sono morte dopo un diverbio verbale. Mentre piazza Tahrir ha contato un morto e
cinquanta feriti. Ma i festeggiamenti hanno lasciato presto spazio alla
politica. Il primo ministro Kamal al-Ghanzouri si è dimesso lunedì. Sono
continuate le consultazioni per la formazione del nuovo governo. El-Baradei è
stato a colloquio con i militari e potrebbe essere il nuovo primo ministro. Ma
ministeri chiave, dalla giustizia agli esteri, dalla difesa agli interni,
potrebbero non andare a esponenti della fratellanza. I nodi del nuovo
presidente, dallo scioglimento del parlamento, ai poteri presidenziali, fino
alla composizione del nuovo governo dovranno essere sciolti uno dopo l’altro
nelle prossime ore. Intanto la foto di Morsi campeggia sulle gru di piazza
Tahrir, la semiotica del potere ha cambiato volto.
Dal Cairo, Giuseppe Acconcia (“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, €
13,00)
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Maria Cecilia Castagna: 320/3524918