Il ricordo di Alfredo Provenzali del collega Nico Sapio nella postfazione al libro “L’ultima bracciata” di Francesco Zarzana
Raccontare
chi era Nico Sapio mi provoca sempre una grandissima emozione. Nico non era
solo un normalissimo collega, ma era soprattutto un grande amico e
professionalmente per me un unico punto di riferimento. Si condivideva la
stessa stanza d’ufficio, si lavorava gomito a gomito. Si raccontava di noi,
delle nostre famiglie, se tutto procedeva bene, la figlia
che pian pianino cresceva. Nico era soprattutto una persona generosa e un animo
sensibile.
La
sua passione principale non era il nuoto. A questa disciplina sportiva si era
approcciato nel tempo e con grande gioia. Lui amava tantissimo il rugby e ne
comprendeva il grande significato, il rispetto per l’avversario, le regole un
po’ complesse, il gioco. Per dire poi di un altro suo grande amore, che era la
vela. Vivendo a Genova non si può non amare il mare e Nico amava il mare e la
vela.
Fece
parte della prima squadra di quel meraviglioso gruppo che era la trasmissione
radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto e anche in questa parte
della sua professione riuscì a sapersi distinguere da tutti gli altri. Trapelava
nei suoi interventi e nelle sue radiocronache che lui era al servizio degli
ascoltatori, senza che la sua cronaca mettesse lui al primo posto. Mi ricordo
di una volta in cui, in collegamento dallo stadio Marassi, gli passarono
la linea; in quel periodo non c’era la possibilità di fare le interruzioni
sugli altri colleghi che parlavano, e lui disse: “Mi dispiace ma qua non è
successo niente, non sta succedendo niente neanche adesso e passo subito la
linea al prossimo campo collegato, augurandomi che almeno lì succeda qualcosa”.
Passò la linea e proprio qualche secondo dopo in quel campo ci fu un goal che
il commentatore riuscì a raccontare in diretta. Ricorderò sempre quest’incredibile
episodio. Perché Nico era fatto così: spontaneo e con una sensibilità che non
lo facevano mai protagonista dei suoi servizi, sia radiofonici che televisivi.
La
sera della tragedia ero alla piscina di Albaro per la partita di pallanuoto di
Coppa dei Campioni del Recco. Era stato dato a me il servizio per
sostituirlo perché lui doveva andare a Brema. C’era l’Eurovisione e Nico era il
giornalista che poteva benissimo raccontare quella gara. Quando trapelò la
notizia, il clima si fece irreale. Si avvicinarono a me alcune persone e mi
dissero. “Pare che…”. Si può solo immaginare il mio stato d’animo di quel
momento. Ma nel grande rammarico e dolore per l’amico perduto, il mio primo
pensiero era quello di stare vicino alla famiglia. Quello per noi, amici cari e
colleghi, sarebbe stato il compito principale.
Da
lui ho imparato che il lavoro che facevamo doveva essere soprattutto gioia. E
Nico era un grandissimo giocherellone, scherzava sempre, la battuta era sempre
pronta così come anche la barzelletta, ma l’approccio al suo lavoro era svolto
con grandissima serietà. E tutti glielo riconoscevano.
Io
ho cominciato con lui e per me il suo ricordo è indelebile.
Sono contento che questo libro lo
abbia ricordato, insieme ai ragazzi e al tecnico Costoli. Perché se una persona
deve avere un mito, per me Nico è il mio mito.
Per
informazioni, Infinito edizioni: 06/9316241
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918