“La radiazione
s’è abbattuta a macchie, con un tracciato tutto suo, e così tante campagne
altamente inquinate restano popolate poiché, anche nel dubbio, si deve
continuare a vivere e a mangiare, e negli anni queste terre malate sono
diventate persino meta di immigrazione da Paesi ex sovietici più poveri:
Moldavia, Daghestan, Kazakhstan, Georgia. Le case vuote abbondano, i raccolti
pure. La radiazione non si vede e non si sente”. Con queste parole Emanuela
Zuccalà racconta, nell’epub Giardino
Atomico, gli effetti – anche
migratori – dell’esplosione della centrale di Chernobyl, avvenuta trent’anni fa.