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mercoledì 13 aprile 2016

26 aprile 1986: “Giardino Atomico” di Emanuela Zuccalà

Chernobyl, 26 aprile di trent’anni fa. L’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare ucrai­na scatena una potenza radioattiva quattrocento volte superiore alle bombe sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki. Il disastro viene minimizzato, inizialmente nascosto, dalle autorità sovietiche dell’epoca e ancora oggi non se ne conosce appieno l’intera magnitudo.
Tre decenni dopo, quando i lavori di messa in sicurezza della struttura sono ancora lentamen­te in corso, Emanuela Zuccalà racconta nell’epub Giardino Atomico la sua indagine sul campo, arrivando a toccare il mostro atomico con mano, a pochi metri dal sarcofago in cemento, il monumento funebre che imprigiona il reattore nucleare.
Qui una breve ricostruzione di quei giorni lontani.
“Agli abitanti di Pripyat non arriva nessuna comunicazione fino al pomeriggio del 27 aprile. Nella notte tra il 25 e il 26 hanno osservato il bagliore violaceo apparso all’improvviso sopra la torre del reattore ma, tornata la luce del giorno, riprendono tranquilli le loro attività. Non viene diffuso alcun avviso sulla necessità di restare chiusi in casa, però ci sono uomini in divisa che lavano le strade della città con un liquido bianco. Arriva la Protezione civile ucraina.

Solo verso mezzogiorno del 27 aprile un messaggio radio annuncia l’imminente evacuazione. Da Kiev arrivano 1.100 pullman per trasferire tutti lontano, in altre province. Uomini, donne e bambini portano con sé pochi oggetti: sono convinti che torneranno. In poche ore, Pripyat si spoglia di tutte le vestigia umane per trasfigurarsi in una città-ombra, eternamente atrofizzata nella sua inconsapevole angoscia”.