Salvo sorprese dell’ultima ora, oggi pomeriggio i
giudici del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia (Tpi) a
L’Aja, in Olanda, dovrebbero emettere la sentenza di primo grado nel processo
contro l’ex autoproclamato presidente dell’autoproclamata Repubblica serba di
Bosnia (Rs), lo psichiatra e sedicente poeta Radovan Karadžić.
Diversi i capi d’accusa a carico di Karadžić, il più
pesante dei quali è quello di genocidio.
Karadžić, classe 1945, è in custodia a L’Aja
dall’estate del 2008 (fu arrestato a Belgrado, dove si nascondeva sotto falsa
identità, nel luglio di quell’anno) e durante l’intera durata del processo a
suo carico ha rifiutato un avvocato difensore, servendosi unicamente di un
consigliere legale. Scelta fatta anche da un altro noto ultranazionalista in
attesa (dal 2012) di sentenza a L’Aja, il politico estremista ed ex leader
paramilitare Vojislav Šešelj, da diversi mesi uccel di bosco dopo
essere stato rilasciato per cure dal Tpi per un presunto tumore alla prostata.
Dodici anni di latitanza, nove anni di reclusione a L’Aja,
cinque anni di processo, quasi seicento testimoni, 10.701 morti nel genocidio
di Srebrenica, circa 250.000 morti nella guerra bosniaco-erzegovese, almeno
50.000 stupri etnici, un milione e mezzo di profughi, due milioni di sfollati
interni sono altre cifre che possono forse aiutare a comprendere meglio
l’identità e la complicata personalità di colui che potrebbe subire la sesta
condanna all’ergastolo (la prima per un politico, gli altri sono stati tutti
militari) nella storia del Tpi de L’Aja, ma che potrebbe essere il primo
politico europeo a subire una simile sorte dai tempi del Tribunale di
Norimberga (come molti auspicano). Un ultimo numero: quaranta. Ovvero le volte
in cui il procuratore generale de L’Aja Alan Tieger lo ha definito
“bugiardo” nel corso della dura requisitoria finale, durata circa cinque ore.
Questo pomeriggio forse, finalmente, potrà essere scritta –
anche se con grave e imperdonabile ritardo – una pagina storica nella vicenda
torbida e spaventosa della guerra in Bosnia Erzegovina. In attesa del processo
d’appello e di quello, ancor più importante, contro il carnefice di quella
terra martoriata, l’ex generale Ratko Mladić.