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mercoledì 14 gennaio 2015

"Sull'orlo del baratro", si parla di Europa con Gianni Pittella, Francesco De Filippo e Giorgio Napolitano


Oggi, al termine del semestre europeo e nel giorno delle dimissioni di Giorgio, vi proponiamo al lettura del libro "Sull'orlo del baratro. L'Unione europea sopravviverà alla più grande crisi dal Dopoguerra?" di Gianni Pittella e Francesco De Filippo con un intervento proprio del nostro ultimo Presidente della Repubblica, che vi proponiamo in calce all'articolo e che risulta di una attualità disarmante, nonostante la pubblicazione risalga al 2011.

"Il mondo reclama più Europa, non meno Europa. – con queste parole il premier Matteo Renzi chiude il semestre italiano di guida dell’Unione europea – Ma dobbiamo dire la verità: questo tipo di Europa ha dato l'impressione di essere troppo spesso un modello basato sull'economia, sui parametri, sui vincoli. Al termine dei sei mesi possiamo dire che questo atteggiamento è stato un errore. Crescita e innovazione, al G20, sono risuonate ovunque. Noi dobbiamo essere alla guida di questo cambiamento".
La “primavera araba”, i rapporti israelo-palestinesi, il ruolo dell’Unione europea nel Mediterraneo e nei rapporti con i vicini dell’Est, la crisi greca, la Tobin tax, i rapporti franco-tedeschi, i limiti della politica italiana e molto altro in questo libro che vede al centro uno dei politici italiani più noti e stimati in Europa. Ma è l’Unione europea a ricoprire una parte fondamentale di questo lavoro. La Ue non può e non deve crollare. La crisi che stiamo attraversando è di spaventose dimensioni ma Bruxelles ha gli strumenti per difendere il continente.
Gianni Pittella, per anni ai vertici istituzionali dell’Unione, individua il percorso che i Paesi devono compiere per uscire da una situazione che ha portato la grande istituzione sull'orlo del baratro. E non lesina critiche a quei governi che per tornaconti elettorali e scarsa lungimiranza politica intendono da questa situazione accrescere la distanza economica tra i Paesi, contribuendo a un’Europa sempre più a "doppia velocità". Mancano le grandi stature politiche, gli Adenauer, i Mitterrand, gli Spinelli, ma, a sostenere le sue idee, Pittella ha un europeista convinto ed esperto come Giorgio Napolitano, tenace sostenitore di “sempre più Europa”. 

Abbiamo oggi bisogno
di più Europa

di Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica Italiana


La storia, la geografia e la cultura dell’Italia sono radicate nel Mediterraneo. Le fortune dell’Europa ascendono e decadono con il Mediterraneo. Noi – italiani, europei – percepiamo noi stessi come parte del Mediterraneo. Mari e oceani uniscono i popoli e i loro destini. Il nostro futuro risiede in un partenariato condiviso con i nostri amici in Nord Africa, nel Medio Oriente, nel Golfo.
Nelle ultime settimane e mesi un’ondata di disordini e malcontento ha sconvolto molti Paesi nella regione. La popolazione è scesa in strada. Non nascondo la nostra preoccupazione rispetto a questa piega degli eventi. Nessuno gradisce l’instabilità alla propria porta di casa. In alcuni casi tuttavia la stabilità era più fragile e precaria di quanto non apparisse e noi stessi avremmo dovuto essere maggiormente consapevoli delle possibili conseguenze di forme autoritarie di governo e della corruzione diffusa nei circoli ristretti al potere.
Di converso, il percorso che molti governi hanno ora coraggiosamente intrapreso nella direzione del negoziato politico, del dialogo con la società civile e della partecipazione democratica, comporterà un rafforzamento delle istituzioni statali e della legge. La democrazia avanzerà, dall’interno e senza essere imposta da fuori. Saranno così poste fondamenta solide e credibili per la crescita economica e un benessere più diffuso.
Il futuro dei nostri partner e amici del Mediterraneo è nelle loro mani. Essi devono tuttavia sapere che non rimarranno soli, né isolati, né dimenticati. L’Italia e l’Europa sono pronte a unire le forze con loro e a sostenere i loro sforzi di rinnovamento politico, sociale ed economico.

Continua a leggere l'intervento di Giorgio Napolitano a questo link.