Translate

lunedì 3 dicembre 2018

Piùlibri piùliberi -2: Il sorriso di Salimu, “L’Afrique c’est chic”, incontro a Roma 9 dicembre


Diario di viaggio di un medico impegnato da anni in missioni umanitarie in Africa, L’Afrique c’est chic di Michelangelo Bartolo è scritto in prima persona da un protagonista ironico, a volte un po’ impacciato ma appassionato nel compiere il proprio lavoro. Malawi, Mozambico, Togo, Tanzania, Centrafrica e altri Paesi sono narrati in presa diretta anche attraverso le contraddizioni di alcune capitali africane che si muovono verso una veloce “occidentalizzazione” e spaccati di vita locale.

Per capire come tutto è cominciato abbiamo estratto una piccola parte del testo che riportiamo qui sotto.

“In macchina verso la città, ripensando all’accaduto e alla comprensibile provocazione del collega, ho un flash.
Perché non inventare qualcosa di automatico che metta in comunicazione una particolare richiesta clinica con un’opportuna risposta?
Il web è già pieno di piattaforme simili, solo che si sono sviluppate su altri campi. Vuoi una donna? La vuoi bionda, bruna, riccia, con occhi verdi, alta, bassa, sedere grosso, piccolo, tette grandi, normali o piccole? Ed ecco che l’elenco di varie Pamela, Samanta, Deborah o Debora si
palesa sul tuo computer con tanto di concorrenza.
E allora perché non inventare qualcosa di simile in ambito medico? Si tratta solo di realizzare qualcosa di decisamente più serio e cercare l’equivalente delle varie Pamela, Debora, Samanta… ma in ambito sanitario, e magari disponibili a prestazioni gratuite.
Il sorriso di Salimu così autentico, esagerato, quasi irritante, mi aveva stregato. Bisogna inventare qualcosa: qualcosa che metta velocemente in comunicazione medici occidentali con colleghi africani.
Arrivato a casa, faccio un’approfondita ricerca sul web e non trovo nulla di nulla, a parte i siti già menzionati. L’idea che mi balena per la testa è di mettermi io a realizzare una piattaforma simile.
In fondo, io sono un medico un po’ sui generis: da ragazzo snobbai il liceo e mi diplomai, suscitando le ire di mio padre, come perito elettronico. Poi, forse per non sentire ulteriori urla in casa, mi iscrissi alla facoltà di Medicina. Per papà fu come il ritorno del figliol prodigo che,
dopo aver vissuto da dissoluto in un Istituto tecnico industriale, ritornava alla casa del padre: la facoltà di Medicina, per l’appunto. Con il senno del poi, non ho ancora capito se l’errore più grande sia stato studiare Elettronica o Medicina.
Appena laureato frequentai come medico “volontario”, come si usava negli Anni ‘90, il reparto di Angiologia dell’ospedale San Giovanni. Lì il mio primario, forse apprezzando di più la mia preparazione tecnica di quella medica, mi affidò la costruzione, pezzo per pezzo, di un laboratorio di microcircolazione per lo studio della fisiopatologia del circolo arterioso e venoso. Il pomeriggio, finite le visite, appendevo al chiodo doppler e fonendoscopio e armato di saldatore, pinze, cacciaviti e altri attrezzi non propriamente da clinico, costruii insieme a Maurizio, il capo-elettricista dell’ospedale, un laboratorio assolutamente all’avanguardia pieno di computer, monitor, videoregistratori, oscilloscopi e altri strani marchingegni. Passai quasi un decennio a studiare la fisiopatologia del microcircolo, parola che in quegli anni cominciava ad andare di moda. Di fatto, le caviglie di pazienti selezionati dal mio primario venivano piazzate sotto un grande microscopio per un paio d’ore e si registrava e misurava il flusso dei globuli rossi nei capillari.
Eravamo gli unici in Italia a fare queste ricerche e quando si è gli unici, in genere, i motivi possono essere solo due: o si è dei gran fichi oppure ciò che si sta facendo non serve a niente. Ad anni di distanza il dubbio rimane.
E ora, proprio a partire dalla storia di Salimu, è forse giunto il momento di mettere nuovamente a frutto questa mia particolare formazione tecnica e medica.”

L’autore presenta il libro insieme a Roberto Gervaso, Max Giusti, Paolo Bianchini e Paola Rota; modera Christiana Ruggeri domenica 9 dicembre, alle 13,30 in sala Luna, nell’ambito di Più libri più liberi che si tiene presso il Roma Convention Center La Nuvola, viale Asia 40 (zona Eur).