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giovedì 24 agosto 2017

Pillole di storia: 25-26 agosto 1992, l’incendio della Vijećnica

Nella notte tra il 25 e il 26 agosto del 1992 i serbo-bosniaci che assediano Sarajevo sparano le prime bombe incendiarie sulla Vijećnica, la Biblioteca nazionale e universitaria della Bosnia, che diventa uno dei simboli della distruzione di Sarajevo e della BiH.
Il nostro autore Bruno Maran in Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti ripercorre quella notte con queste parole.
La Vijećnica custodiva un milione e mezzo di libri, tra i quali 155.000 esemplari rari e 478 mano­scritti. Era l’unico archivio nazionale di tutti i periodici pubblicati in o sulla Bosnia Erzegovina. Dopo tre giorni di rogo, della biblioteca riman­gono lo scheletro di mattoni e dieci tonnellate di cenere. L’accuratezza dei tiri non lascia dubbi sul fatto che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica. Sui vigili del fuoco, sui coraggiosi bibliotecari e sui volontari, che formano una catena umana nel tentativo di salvare i libri, sparano i cecchini e le mitragliere. Una giovane bibliotecaria, Aida Buturović, perde la vita. An­che in una simile situazione la Bosnia si divide: “Salvavano solo i libri degli autori musulmani”, afferma un tale Miroslav Toholj, scrittore di Sarajevo scappato a Belgrado. Ricorda quei giorni il bibliotecario Kemal Bakaršić: “Tutta la città fu coperta da brandelli di carta bruciata. Le pagine fragili volavano in aria, cadendo giù come neve nera. Afferrandola, per un attimo era possibile leggere un frammento di testo, che un istante dopo si trasformava davanti ai tuoi occhi in cenere”.

Il violoncellista Vedran Smailović suona nella Biblioteca distrutta, sfi­dando i “barbari”. Mentre lo fotografano, Smailović smette di suonare per asciugare le lacrime. I fotografi presenti, finito di scattare, gli dicono: “Basta. Finito…”. Spiega Smailović: “Credevano facessi finta di piangere per loro, per il servizio fotografico, io piangevo davvero dalla disperazione”. Crolla anche il moderno edificio che ospita la redazione di Oslobodijenie, già colpito infini­te volte. In tutto questo periodo, il lavoro dei giornalisti della radio e della tv di Sarajevo e di Oslobodjenje è continuato. I programmi radiotelevisivi sono trasmessi dai bunker sotterranei. Le redazioni mantengono la composizione multietnica, molti giornalisti sono uccisi nello svolgimento del loro lavoro.