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venerdì 9 ottobre 2015

#DeutscheBank, allarme annunciato?

La notizia è di strettissima attualità. Il colosso bancario tedesco Deutsche Bank ha annunciato perdite nel terzo trimestre di quest’anno per 6,2 miliardi di euro con tanto di profit warning – l’allarme utili, l’avvertimento che le società lanciano agli investitori quando prevedono una futura diminuzione dei profitti – e probabile azzeramento del dividendo 2015. Tra le cause circa 6 miliardi di oneri  straordinari per adeguare i requisiti patrimoniali, svalutazioni della unità di investment banking e di alcune attività destinate alla dismissione, tra cui la banca retail Postbank. Da non dimenticare 1,2 miliardi di euro accantonati per fare fronte ai vari contenziosi in cui la banca risulta coinvolta, tra cui la manipolazione del tasso libor e del prezzo di alcuni metalli  preziosi.
Qualcuno inizia a fare sinistri paragoni con Lehman Brothers, qualcuno cerca di rassicurare, come l’agenzia di rating Moody’s che ha  promosso le banche tedesche con un report giudicando molto positiva l'introduzione delle norme sulla risoluzione bancaria.

Di certo prosegue il momento non positivo per l’economia tedesca, dopo i dati che confermano un rallentamento della produzione industriale e il caso Volkswagen che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’intero mercato dell’auto.

Dubbi sulla solidità dell’istituto tedesco erano stati sollevati dagli autori del libro “Così banche e Finanza ci rovinano la vita” che segnalavano:

“Qualche dubbio emerge sui criteri adottati dall’Unione Europea per vigilare sul livello di solidità degli istituti bancari. Sembra infatti che l’attività di trading finanziario sia considerata meno rischiosa rispetto alla concessione di credito. Per questo motivo risultano essere più solidi istituti che all’interno dei propri bilanci detengono più strumenti finanziari  che crediti.
     Un esempio è quello di Deutsche Bank, che ha superato a pieni voti gli Stress Test di ottobre 2014. La banca tedesca detiene attività per 1.580 miliardi di euro e ha  un capitale proprio di 47 (meno del 3%), quindi dovrebbe essere considerata ad alto rischio.
     Il meccanismo di calcolo stabilisce invece che circa 1.200 miliardi di asset (tra cui derivati potenzialmente ad alto rischio) non costituiscono un pericolo, quindi possono essere sottratti dalle attività. In questo modo il rapporto tra attivo residuo (380 miliardi di euro) e capitale risulta ottimale (oltre il 12%).
     In una fase di mercato azionario in salita, istituti come Deutsche Bank, più propensi alla speculazione finanziaria che alla concessione del credito, vengono considerati sicuri. Se però il mercato dovesse avere una brusca inversione di tendenza, gli stessi  potrebbero costituire una seria minaccia, come già avvenuto in passato”.


La storia spesso si ripete e gli uomini non imparano dagli errori del passato. Ci auguriamo che si possa invertire la rotta, prima o poi.