La notizia è di
strettissima attualità. Il colosso bancario tedesco Deutsche Bank ha annunciato
perdite nel terzo trimestre di quest’anno per 6,2 miliardi di euro con tanto di
profit warning – l’allarme utili, l’avvertimento
che le società lanciano agli investitori quando prevedono una futura
diminuzione dei profitti – e probabile azzeramento del dividendo 2015. Tra le cause circa 6 miliardi di
oneri straordinari per adeguare i
requisiti patrimoniali, svalutazioni della unità di investment banking e di alcune attività destinate alla dismissione,
tra cui la banca retail Postbank. Da non dimenticare 1,2 miliardi di euro
accantonati per fare fronte ai vari contenziosi in cui la banca risulta
coinvolta, tra cui la manipolazione del tasso libor e del prezzo di alcuni metalli preziosi.
Qualcuno inizia
a fare sinistri paragoni con Lehman Brothers, qualcuno cerca di rassicurare,
come l’agenzia di rating Moody’s che ha promosso
le banche tedesche con un report giudicando molto positiva l'introduzione delle
norme sulla risoluzione bancaria.
Di certo
prosegue il momento non positivo per l’economia tedesca, dopo i dati che
confermano un rallentamento della produzione industriale e il caso Volkswagen
che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’intero mercato dell’auto.
Dubbi sulla
solidità dell’istituto tedesco erano stati sollevati dagli autori del libro “Così
banche e Finanza ci rovinano la vita” che segnalavano:
“Qualche dubbio
emerge sui criteri adottati dall’Unione Europea per vigilare sul livello di
solidità degli istituti bancari. Sembra infatti che l’attività di trading finanziario sia considerata meno
rischiosa rispetto alla concessione di credito. Per questo motivo risultano
essere più solidi istituti che all’interno dei propri bilanci detengono più
strumenti finanziari che crediti.
Un esempio è quello di Deutsche Bank, che
ha superato a pieni voti gli Stress Test
di ottobre 2014. La banca tedesca detiene attività per 1.580 miliardi di euro e
ha un capitale proprio di 47 (meno del
3%), quindi dovrebbe essere considerata ad alto rischio.
Il meccanismo di calcolo stabilisce invece
che circa 1.200 miliardi di asset
(tra cui derivati potenzialmente ad alto rischio) non costituiscono un
pericolo, quindi possono essere sottratti dalle attività. In questo modo il
rapporto tra attivo residuo (380 miliardi di euro) e capitale risulta ottimale
(oltre il 12%).
In una fase di mercato azionario in
salita, istituti come Deutsche Bank, più propensi alla speculazione finanziaria
che alla concessione del credito, vengono considerati sicuri. Se però il
mercato dovesse avere una brusca inversione di tendenza, gli stessi potrebbero costituire una seria minaccia,
come già avvenuto in passato”.
La storia spesso
si ripete e gli uomini non imparano dagli errori del passato. Ci auguriamo che
si possa invertire la rotta, prima o poi.